Con la Primavera e lo scudetto 
sul petto

Nel 1976/77

1977/78

1978/79

1979/80

1979/80


1980/81


L'inaugurazione del Campo Agostino Di Bartolomei
a Trigoria 24 febbraio 2012



Il ricordo di Agostino: 
immagini in movimento...
Interviste di Agostino
Altre foto di Agostino 1
Altre foto di Agostino 2
Altre foto di Agostino 3
Il ricordo di Ago su "La Roma"

Il commento di Ago sullo scudetto appena vinto

Ascolta il  coro 
"Oooh Agostino...."
Ago, noi non ti abbiamo scordato
Il ricordo di Agostino nelle parole della moglie Marisa

PRESENZE

8 aprile 1955 - 30 maggio 1994
"Ricordo che nel suo borsello Agostino teneva una foto di lui che abbracciava i tifosi della Curva Sud: il suo unico grande amore. Fa strano detto dalla moglie, ma io ero al secondo posto in compagnia dei suoi figli. Lui era prima di tutto il Capitano della Roma, una città che considerava sua." (cit. Marisa Di Bartolomei)

1982/83
L'eleganza

Ricordate Roma/Avellino
1° maggio 1983

15 maggio 1983:
finalmente Campione!

Il trionfo

Il trionfo

Lo scudetto sul petto # 1

Lo scudetto sul petto # 2

Lo scudetto sul petto # 3

"Agostino ti voglio bene"

Le prime voci di cessione...

"Ti hanno tolto la Roma, 
non la tua curva"

Roma/Juventus 1979/80
AGO E LA ROMA
1972/73 2 pres. 0 gol
1973/74 8 pres. 1 gol
1974/75 13 pres. 0 gol
1975/76 - -
1976/77  29 pres.  8 gol
1977/78 26 pres. 10 gol
1978/79 28 pres.  5 gol
1979/80 23 pres.  5 gol
1980/81 30 pres.  6 gol
1981/82 22 pres.  3 gol
1982/83 28 pres.  7 gol
1983/84 28 pres.  5 gol

22 maggio 1977
Il gol di Agostino al Bologna
Il servizio di Sfide del 26.11.2012
1 - 2 - 3

Fiorentina/Roma 1981/82
















26 Aprile 2023: Dopo aver vinto la Coppa Italia di categoria, la squadra primavera è andata in vistita alla tomba di Agostino Di Bartolomei












ARTICOLO DI TONINO CAGNUCCI:

COGITO ERGO SUD
Il fiore che non appassisce


È stata l’ultima cosa che ha toccato da romanista Agostino quella Coppa. Era quella dei grandi sì, ma era la Coppa Italia, vinta contro il Verona 26 giugno 1984, nemmeno un mese dopo quella notte la cui ombra nascondeva il sorriso spento di Ago mentre l’alzava. Con una mano. Più che il ricordo del Liverpool (che non lo avrebbe mai lasciato, che non ci avrebbe mai lasciato…) quella vittoriosa melanconia era perché se ne stava andando da Roma dopo una vita iniziata proprio con la Primavera. Tutta la trafila si dice. Tutta la vita per lui si deve dire. Liedholm lo vide fare un discorso ai compagni dopo la conquista dello Scudetto nel ‘73: lì decise che quel ragazzo così in anticipo sulla sua maturità e col piglio così responsabile un giorno sarebbe stato il suo capitano. Anche Liedholm se ne andò dopo la finale di Coppa Italia del 1984 dalla Roma, ma il Barone ebbe modo di tornare sia (per un po’) come tecnico, sia come consulente. Agostino no. Agostino è tornato ieri.
È tornato quando i ragazzini della Primavera gli hanno portato quella Coppa, proprio lì dove – comunque – ha scelto di andarsene, lì dove ha finito prima di giocare al calcio (in un giro di campo senza vaso di fiori da lanciare alla sua città) e dove ha finito di vivere. Agostino torna ogni volta che la Roma va da lui, anche perché lui non se ne sarebbe mai andato. Sta là che ci aspetterà sempre. Torna nei cori della Sud, nella bandiera col suo volto, nei ragazzini che al torneo De Falchi intonavano “Oh Agostino” con il loro pugno d’anni diventati una carezza l’altro giorno.
La Roma è andata dove lui se ne è andato.  E’ stato un po’ come ritrovare se stesso, perché Agostino Di Bartolomei per tutti e per sempre è il ragazzino che tirava le pezze a Tor Marancia, con i capelli scolpiti come lo sguardo nella serietà di una missione da realizzare: la Roma campione. Si è specchiato più che nei riflessi della coppa nella compostezza di quei ragazzi. Associare la gioventù e la Primavera a chi per sempre resterà un uomo senza invecchiare è un miracolo gentile.
È stata l’ultima cosa che ha toccato da romanista Agostino quella coppa, ma anche la prima quando l’alzò con la Primavera. Sbocciavi e adesso puoi guardare un fiore che non appassisce. La prima e l’ultima cosa: perché non c’è inizio e non c’è fine quando sei diventato eterno come Roma.
È stata l’ultima cosa che Agostino ha toccato quella coppa, ed è stato un po’ restituirgliela: non la coppa, ma la Roma. È come se ci avessero regalato un dopo, dopo la fine: magari stavolta guardandola non hai visto il Liverpool o un futuro che non vedevi, ma hai sorriso. Magari alla fine c’è un sorriso.



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