Questa foto è stata scattata da Corrado Mezzanotte, che ne ha gentilmente concesso la pubblicazione. Contrariamente a quanto riportato nella didascalia, si tratta della vittoria nel torneo Roma Junior Club del 1972 vinta dal Borromini. E' stata pubblicata su un giornale locale chiamato "Il Municipio"  e pubblicato a Roma XI accompagnata da un articolo di Claudio D'Aguanno che pubblico qui di seguito
1978/79 Roma
                          Fiorentina
Con l'Under
                          23
A Brunico
                          nel 1974
1971


Agostino
                          nella sua classica posa

OH CAPITANO, MIO CAPITANO
(Claudio d'Aguanno, ancora consultabile a questo link)
Primi anni sessanta sotto il cielo di Tormarancia. La shangai di baracche e fango non c’era già più. Crescevano in fretta i lotti iacp e il vialone della torre s’allargava quanto una pista di Ciampino. Partiva dallo slargo di piazza Lotto e planava sul “cinque di coppe” un isolato battezzato così per via del numero e delle case disposte come una carta di briscola. La Cristoforo Colombo, gonfia d’asfalto e linee di fughe, filava dritta tra pozze di marrana e squarci di campagna in lista d’attesa per una redenzione tutta cemento e mattoni. Visto da piazza dei Navigatori il colosseo quadrato del palazzo della Civiltà sfumava lontano come una metafisica colonna d’Ercole. Al di là di quella groviera c’era Ostia e il mare d’estate. Di qua invece il quartiere e le sue scazzottate quotidiane. Per i “ragazzacci” di Tormarancia lo stradone “coi semafori” era una linea di confine precisa. Da violare magari nei giorni di festa quando, lasciati i cortili delle case rapide, scendevano in banda verso la Garbatella a caccia dei “mejo posti” nel cinema dei preti. Il biglietto del Columbus costava cento lire più venti di “soccorso invernale” ma sapeva di western e Maciste, di fusaje bruscolini e pisciate “all’angoletti”.
Poi c’era il calcio. Si giocava dappertutto. Poi c'era il calcio. Si giocava dappertutto. Per strada, negli sterrati di cortile, ai giardinetti, in parrocchia o all'oratorio della Chiesoletta sotto padre Alessandro, detto "padre balena", o padre Guido, un prete "lungo una quaresima" che distribuiva sganassoni, consigli e orapronobis, secondo la regola di San Filippo Neri. Formidabili quegli anni. Perlomeno a dar retta a Gigi Magrelli un over quaranta cresciuto a pallone e ciriolette sui rettangoli di periferia di Roma e dintorni: “Ci chiamavano shangaini e il lotto dove abito, ancora oggi, è detto San Quintino. Io c’avevo la mia squadra e in trasferta andavamo alle cave di via Sartorio. C’era un campo con un palo in mezzo che in partita toccava pure dribblarlo. Per noi era il ‘campo del palo’ dove ci davamo appuntamento con quelli di Piazza Lante. Erano tutti ragazzini di famiglia messi meglio di noi e le sfide erano toste. Loro c’avevano un tipo che li guidava alla grande. Un capitano nato. Si chiamava Agostino Di Bartolomei. L’avrei ritrovato alla scuola calcio di Armando Trillò, la scuola calcio dell’Omi, una società dilettantistica legata alle fortune industriali dei Nistri e con un vivaio da serie A. Avevamo tutti nove o dieci anni ma Agostino era diverso. Noi giovanissimi pensavamo solo a giocare. Ma lui già c’aveva l’Olimpico sotto i tacchetti.”
Sul carattere particolare di Di Bartolomei sono volate pagine e pagine. Faccia “triste” d’una Roma brasiliana, musone e riservato quando gli altri ballavano samba, chiuso e discreto pure nella gioia incontenibile d’un gol decisivo. Carmine “Ciro” Tortorella ha altre foto conservate in bacheca e parlano degli anni del Liceo Borromini. “Agostino triste? Forse il mondo del pallone, con cui ha avuto a che fare, era triste. Lui era di una serietà unica e di un’umiltà sconvolgente. Era un antidivo. Uno che non s’atteggiava neanche tra noi che, rispetto a lui, eravamo delle seghe mostruose. Quando mettemmo in piedi la squadra per il Roma Junior Club, il torneo organizzato per gli studenti delle superiori, lasciò a me la fascia di capitano. Era il primo a presentarsi agli allenamenti. Era già un punto fermo della Roma primavera e delle nazionali giovanili ma tra noi tirava fuori tutta la sua gioia semplice. Se devo sfilare qualche figurina panini dall’album dei ricordi è quando mi allungò, quasi con discrezione, un paio di Adidas nuovi. Non poteva vedermi con certi scarpinacci sfondati che mi trascinavo appresso da una vita. I suoi erano d’una misura e mezzo più grandi del mio piede. Eppure calzavano da dio.”
Il debutto in serie A avviene a 18 anni. Herrera lo butta dentro a Milano contro l’Inter. All’andata era finita con un’invasione di campo per un rigore fischiato all’ultimo minuto da Michelotti. Un rigore che Boninsegna “bonimba” mise dentro: 2 a 1 per i nerazzurri e poi due ore e mezzo di scontri tra gli ultrà d’allora e i caramba di sempre. Al match di ritorno, 22 aprile 73, fu uno 0 a 0 deciso a tavolino e appena turbato da una cannonata scagliata da Agostino. “Ragazzo oggi non si tira” lo riprese Mariolino Corso. Di tiri e punizioni, capaci di far esplodere di folle allegria una città, il capitano romanista ne avrebbe scoccati molti in seguito. “L’affollata solitudine di cui parlano i giornalisti -conclude Corrado Mezzanotte suo compagno di liceo- forse inizia quel pomeriggio a San Siro. Ma nessuno mi venga a raccontare la storia d’un campione dal destino segnato. Infelice è l’ambiente che non ha saputo tenerselo. Io ricordo il suo piacere nel far correre la palla, il suo estro, la sua semplicità piena e generosa. Questa semplicità noi, gli amici di sempre, sapevamo coglierla. Altri, poveri loro, la scambiavano per superbia. In un mondo malato di protagonismo lui si imbarazzava quando i bambini volevano autografi: perchè lo fanno, si chiedeva spesso, perchè la fortuna è con me? Non era uomo da compromessi neppure con se stesso. Eppure, dieci anni dopo il suo debutto, avrebbe portato uno scudetto alla sua Roma giallorossa. Ha avuto tanti momenti felici e li ha distribuiti in giro. Io li ricordo tutti. Come alla finale del Roma Junior Club quando battemmo il Meucci. Era la settima edizione del torneo e finì 4 a 3 ai rigori. Altri rigori, altri tempi. Io me lo ricordo bene. Io l’ho visto sorridere.”

1979/80
                  Roma/Milan
Con l'Italia
                  under 23, si riconosce anche Paolo Conti
Militare
1979/80, con
                  la Coppa Italia
Con Agnolin, 1983/84
1981/82 Verona/Roma
1982/83 Roma/Torino
26 giugno 1984,
                  vittoria Coppa Italia
L'addio al
                  calcio

Derby Primavera, rigore di Di Bartolomei


La maglia di Roma/Liverpool


1974/75

Con Alberto Sordi

Fotografia appesa sul muro della discoteca
del Teatro Valle





Pagina iniziale
Index
La stagione in corso
The championship
Aggiornamenti
Updates
Fotografie
Pictures
Premessa
Premise
Scudetti e trofei
Palmarès
La Lazie
The second team of the region
Visti a Roma
Away fans in Rome
Le bandiere della Roma
Unforgettable players
Campo Testaccio
The glorious ground of AS Roma
Memorabilia
Memorabilia
Roma e i romani
Roma and romans
La Storia dell'A.S. Roma
A.S. Roma History
Derby!
Derby!
La Roma in Tv e alla radio
AS Roma in TV and radio
Video
Video
Vita vissuta
Lived life
Miscellanea
Miscellanea
Il manifesto degli ultras
The Ultras' manifesto
Bigliografia
Bibliography
La storia della Curva Sud
Curva Sud history
Le partite storiche
Matches to remember
Gruppi ultras
A.S. Roma Ultras groups
Sotto la Sud!
A.S. Roma players under the Curva Sud
Cori Curva Sud
Curva Sud chants
Amici e nemici
Friends & enemies
La cronaca ne parla
The wrong and right side of A.S. Roma fans
Fedeli alla tribù
Faithfuls to the tribe
Diffide, che fare?
Suggests for the banned
Links
Links
Scrivetemi
E mail me
Libro degli ospiti
Guestbook