Coppa Italia, Finale
FIORENTINA - ROMA 1-2 (d.t.s.)
Salerno, Stadio Arechi
martedì 25 aprile 2023
Ore: 20.30


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Tabellino partita:
ACF FIORENTINA (3-5-2) : Martinelli; Comuzzo, Krastev [C] (114' Biagetti), Lucchesi {C} (117' Presta); Kayode, Harder (95' Capasso), Amatucci, Berti (117' Nardi), Favasuli (82' Vigiani); Di Stefano, Toci (C) (95' Sene).
A disp.: Tognetti (GK), Dolfi (GK), Elia, Romani, Chiesa, Ievoli, Gentile, Spaggiari.
All.: Aquilani.

AS ROMA (3-4-2-1) : Baldi; Keramitsis, Faticanti (C), Chesti; Missori (90'+1 Louakima), Pisilli, D'Alessio (90'+1 Pellegrini), Cherubini; Cassano (117' Vetkal), Pagano; Padula (68' Misitano, 117' Majchrzak).
A disp.: Razumejevs (GK), Del Bello (GK), Foubert-Jacquemin, Ivković, Silva, Ruggiero, Falasca, Bolzan, Golič, Mlakar.
All.: Guidi.

Arbitro: Sig. Giuseppe Collu di Cagliari. Assistente 1: Sig. Giuseppe Trischitta di Messina. Assistente 2: Sig. Federico Pragliola di Terni. Quarto Ufficiale: Sig. Luca Cherchi di Carbonia.
Marcatori: 92' Misitano, 97' Krastev, 115' Keramitsis.
Ammoniti: 33' Comuzzo (ACF Fiorentina), 59' Padula (AS Roma), 60' Lucchesi (ACF Fiorentina), 70' Cherubini (AS Roma), 75' Comuzzo (ACF Fiorentina), 105' Pellegrini (AS Roma), 108' Krastev (ACF Fiorentina), 110' Chesti (AS Roma), 120' Nardi (ACF Fiorentina).
Espulsi: 75' Comuzzo (ACF Fiorentina).
Note: recupero 0'pt, 3'st, 1'pts, 2'sts. Calci d'angolo: 8-4. Temperatura: 16°C (Prevalentemente nuvoloso).
Spettatori: nd.

 

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FESTEGGIAMENTI








































LA COPPA DA AGOSTINO











LA COPPA ALLO STADIO
DURANTE ROMA/MILAN









VIDEOCALCIO

Misitano Keramitsis Il servizio







I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA


















ARTICOLO DI TONINO CAGNUCCI:

COGITO ERGO SUD
Il fiore che non appassisce


È stata l’ultima cosa che ha toccato da romanista Agostino quella Coppa. Era quella dei grandi sì, ma era la Coppa Italia, vinta contro il Verona 26 giugno 1984, nemmeno un mese dopo quella notte la cui ombra nascondeva il sorriso spento di Ago mentre l’alzava. Con una mano. Più che il ricordo del Liverpool (che non lo avrebbe mai lasciato, che non ci avrebbe mai lasciato…) quella vittoriosa melanconia era perché se ne stava andando da Roma dopo una vita iniziata proprio con la Primavera. Tutta la trafila si dice. Tutta la vita per lui si deve dire. Liedholm lo vide fare un discorso ai compagni dopo la conquista dello Scudetto nel ‘73: lì decise che quel ragazzo così in anticipo sulla sua maturità e col piglio così responsabile un giorno sarebbe stato il suo capitano. Anche Liedholm se ne andò dopo la finale di Coppa Italia del 1984 dalla Roma, ma il Barone ebbe modo di tornare sia (per un po’) come tecnico, sia come consulente. Agostino no. Agostino è tornato ieri.
È tornato quando i ragazzini della Primavera gli hanno portato quella Coppa, proprio lì dove – comunque – ha scelto di andarsene, lì dove ha finito prima di giocare al calcio (in un giro di campo senza vaso di fiori da lanciare alla sua città) e dove ha finito di vivere. Agostino torna ogni volta che la Roma va da lui, anche perché lui non se ne sarebbe mai andato. Sta là che ci aspetterà sempre. Torna nei cori della Sud, nella bandiera col suo volto, nei ragazzini che al torneo De Falchi intonavano “Oh Agostino” con il loro pugno d’anni diventati una carezza l’altro giorno.
La Roma è andata dove lui se ne è andato.  E’ stato un po’ come ritrovare se stesso, perché Agostino Di Bartolomei per tutti e per sempre è il ragazzino che tirava le pezze a Tor Marancia, con i capelli scolpiti come lo sguardo nella serietà di una missione da realizzare: la Roma campione. Si è specchiato più che nei riflessi della coppa nella compostezza di quei ragazzi. Associare la gioventù e la Primavera a chi per sempre resterà un uomo senza invecchiare è un miracolo gentile.
È stata l’ultima cosa che ha toccato da romanista Agostino quella coppa, ma anche la prima quando l’alzò con la Primavera. Sbocciavi e adesso puoi guardare un fiore che non appassisce. La prima e l’ultima cosa: perché non c’è inizio e non c’è fine quando sei diventato eterno come Roma.
È stata l’ultima cosa che Agostino ha toccato quella coppa, ed è stato un po’ restituirgliela: non la coppa, ma la Roma. È come se ci avessero regalato un dopo, dopo la fine: magari stavolta guardandola non hai visto il Liverpool o un futuro che non vedevi, ma hai sorriso. Magari alla fine c’è un sorriso.

GUIDI: "GIOIA IMMENSA, SONO ORGOGLIOSO DI TUTTI I RAGAZZI"
Così mister Guidi ha commentato ai media del Club il trionfo della Roma in finale di Coppa Italia Primavera, la sesta della nostra Storia!


"I ragazzi sono stati bravi - ha detto l'allenatore - a interpretare ogni fase. C'è stato un momento in cui abbiamo sofferto la qualità, la fisicità e l'esperienza della Fiorentina. Poi abbiamo cominciato a prendere campo. Siamo stati chiaramente avvantaggiati dall'episodio dell'espulsione, però non abbiamo mai perso la bussola.

Abbiamo avuto pazienza, come deve essere in questo tipo di partite, delle partite secche, delle finali, perché come ho detto ai ragazzi prima della partita bisognava essere pronti anche a poterla vincere al 119'. Ci siamo andati veramente vicini (il mister sorride, ndr), quindi oggi c'è grande soddisfazione, perché penso che i ragazzi abbiano dato un senso a tutti sacrifici che hanno fatto non solamente in questa stagione, ma in tutti gli anni. E ai sacrifici che hanno fatto anche loro famiglie. Quindi oggi sono veramente contento e orgoglioso di ognuno di loro".

Parliamo spesso anche di età, di esperienza: quanto è importante per la Roma vedere un 2005 come Misitano entrare in campo e sbloccare una gara del genere?

"Secondo noi, è questa la strada. Chiaramente, avevamo di fronte una squadra costruita per provare a vincere i trofei, perché hanno messo in campo tutti e cinque i 2003: nel secondo tempo è entrato anche Capasso. Molti di loro erano già titolari nella stagione scorsa, quando hanno vinto la Coppa Italia. Per Krastev addirittura era la terza finale. Quindi, noi in termini di esperienza eravamo in deficit, e dovevamo sopperire con la qualità, con la sofferenza, con l'essere squadra in ogni momento.

Se non lo avessimo fatto, sarebbero emerse le loro grandi qualità. Oggi siamo stati squadra e di questo sono veramente contento".

Che slancio può dare anche per il campionato questa grande vittoria?

"Penso che ora i ragazzi debbano perseverare sull'onda di questa grande forte emozione, di questa grande soddisfazione. Devono portarsi dentro ciò che stanno vivendo dentro lo spogliatoio e che hanno vissuto alzando la coppa, in maniera tale da avere grande motivazione in ogni singola partita del campionato, che è estremamente complicato: è molto equilibrato e ogni partita può determinare l'accesso o no alle finali.

Già lunedì ci aspetta una partita di grande spessore, di grande importanza in termini di classifica: affronteremo la Juventus a Torino, e non sarà facile. Dobbiamo smaltire velocemente la sbornia, la gioia e ricaricare le batterie per farci trovare pronti in campionato".

Dopo la semifinale con l'Inter mi aveva detto di essere emozionato per la prima finale sulla panchina della Roma. Adesso?

"Una gioia immensa, perché sono stato chiamato a succedere a quello che per me è sempre stato un punto di riferimento, per me come per tutti gli allenatori più giovani: Alberto De Rossi, che chiaramente ha scritto la storia del settore giovanile italiano ed è la Roma. Era per me - ed è - una forte responsabilità e, come ho detto nelle interviste precedenti, questa è una vittoria anche di Alberto, perché è stato il primo che mi ha fatto una chiamata e mi ha fatto l'in bocca al lupo.

So quanto ha lavorato con questi ragazzi, perché molti li aveva l'anno scorso nel gruppo Primavera, e quindi questa forte emozione la condivido con lui e con tutti i tecnici che hanno allenato questi ragazzi nel loro percorso.

Per me è un'emozione fortissima: lo è stata la chiamata della Roma e lo è oggi. Anche perché davanti avevo un pezzo di cuore, perché sono cresciuto nella Fiorentina, sono stato 12 anni là, e sono di Firenze. Per me non era una partita normale. Quindi, emozione doppia".



VERGINE: "UNA VITTORIA ESPRESSIONE DELLA NOSTRA FILOSOFIA"
Vincenzo Vergine è stato intervistato dai media ufficiali del Club al termine della finale di Primavera Tim Cup, vinta contro la Fiorentina.


Il responsabile del settore giovanile della Roma ha commentato il successo nella competizione nazionale (la sesta coppa nella storia della Società).

Partiamo dalle sue emozioni: dal suo primo trofeo con la Roma.

“Le mie emozioni sono emozioni ovviamente forti, però diciamo che dopo tanti anni, quello che a me interessa, ed è quello che ho visto, è che i ragazzi facciano quello step che noi chiediamo per cercare di avvicinarsi al calcio dei grandi.

Ovviamente, sapevamo che di fronte avevamo una grande squadra, che aveva vinto questa coppa in sequenza negli ultimi anni. E per potergliela strappare di mano abbiamo affrontato una partita dura, difficile. I ragazzi hanno messo cuore, anima, ovviamente con tanti errori, tipici di questa età, nella gestione di tante situazioni, situazioni che poi il mister analizzerà.

La cosa che più di tutte mi rimane nella testa è il fatto che ci tenevano proprio tanto ad alzare questo trofeo. Perché era un momento in cui avevano bisogno di certezze. Quindi sono questi quegli step che noi osserviamo. E con orgoglio, con soddisfazione, diciamo che c'è tanto da migliorare però su questi aspetti siamo sulla buona strada”.

Questa squadra ha proposto giocatori del 2005, tipo Misitano. Dall’altra parte tanti 2003. Questo è anche il modo di vincere della Roma?

“Sì, noi abbiamo la nostra linea, la nostra strada. Quando sono arrivato l’abbiamo tracciata con Tiago Pinto, in condivisione con l’allenatore della prima squadra: ovvero, prendere il calciatore e attorno a lui fare un progetto che abbracci tutte le aree per perfezionare le lacune e cercare di avvicinarlo quanto più possibile al mondo dei grandi.

Non a caso il CIS, che è un organo internazionale esterno, ha detto che la Roma è la società la prima in Italia in assoluto per minutaggio fatto effettuare ai ragazzi che provengono dal vivaio in prima squadra. Questo è possibile se c'è una strategia, se c’è una filosofia, una connessione con la prima squadra, con il suo direttore, Tiago Pinto, il suo allenatore José Mourinho, il sottoscritto che è a capo del settore giovanile.

Solo attraverso questa connessione costante e continua si può creare questa magia. E ovviamente determinati momenti ci servono per dare a tutti questi ragazzi l'entusiasmo che serve. Ma, come ho detto prima a Cherubini e a Faticanti, che si festeggi fino a mezzanotte perché nella prossima partita affronteremo la Juventus e bisogna continuare così.

Inoltre, ci tengo in modo particolare ad un’altra cosa: voglio dedicare questo trofeo ai nostri proprietari, alla famiglia Friedkin. Perché da subito loro hanno voluto investire nel nostro vivaio, seguendo la tradizione della Roma, ma mettendo dentro anche ulteriori risorse. E non ci fanno mancare nulla per quello che a noi serve come facility, però anche come strumenti di lavoro. Quindi lo voglio dedicare perché se lo meritano, perché è una proprietà attenta che ci segue e vuol sapere esattamente il progetto a medio lungo termine. È giusto che questo trofeo sia nelle loro mani”.

Lo ha detto già a Faticanti e Cherubini: c’è ancora da giocare in questa stagione.

“Esatto. In questa stagione ci sono ancora tante partite da giocare, è ancora tutto aperto, il campionato è molto complesso e difficile. Dove tra essere sesti e primi il divario è minimo. Bastano due o tre partite in cui inciampi e rischi.

Anche questo fa parte di quello step che noi chiediamo, quella continuità di rendimento che ne deve fare di tutti questi prospetti dei calciatori che poi li possiamo vedere nel calcio le grandi quanto prima”.


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