Da
"Il Littoriale", maggio 1931, prima del derby: intervista a Zì Checco
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Prendete
un compasso, fate centro nella pancia e descrivete il circolo toccando
nel movimento e i capelli - pochi e sbiaditi dalla polvere dell'età
- e le scarpe: i fianchi ne sono rasentati. Più largo che lungo,
con due occhi che ammiccano di malizia, e pur bonari, tra le rughe che
li incorniciano, un naso robusto e largo e colorito: ecco Zì Checco,
custode del campo - canchero, direbbero in Argentina - della "Roma".
Settant'anni e in più - un più che non guasta, anzi! - un'allegria
temperata, ma costante, e un buon appetito.
Chi sia Zì Checco, solo gli sportivi romani dell'ultimo bando non
sanno; gli altri, i "vecchi", invece, lo conoscono da moltissimi anni,
da quando cioè stava all'ex "Alba" bianco-verde. Ai primi diremo
che Zì Checco ha un'anzianità di carriera pressochè
quadrilustre, e che ha assistito al battesimo sportivo di tutti gli attuali
"assi" del football romano.
Quanti
bulloni ha inchiodato sotto le scarpe dei calciatori, in tanti anni? Quante
volte ha diretto il getto di calce sui solchi delimitanti i campi?
Se
ciavessi un sordo pe' quante vorte ho fatto 'ste cose, oggi sarei mijonario.
E'
Zì Checco che parla. L'ho pescato proprio mentre stava martellando
sui "tacchetti" delle scarpe di Bernardini, nello stanzone di legno adibito
a magazzino della "Roma", a Testaccio. (Angelica - la moglie: identica
identità di servizio del marito, età 66 anni, minuscola nella
persona, volto grinzoso forzato da due occhi-spilli irrequieti - è
fuori, sul campo, intenta a sciorinar mutandine e maglie, odorose di bucato).
E
così che si dice, eh?
Der
mecce de domenica? Si nun lo sa lei che scrive pe' li giornali!....
E
poi, ne parleno tutti. Vedesse in sede che lavaggio!... Ho inteso dì...
(pausa:
l'amico è diffidente, e non riprende che quando gli getto sotto
gli occhi un sorriso incoraggiante) ....
che vincemo facile. Ma nun ce credo tanto. Oh, Dio, ce credo, ma pe' un
gol scarso, che ci abbasterebbe però pe' poi dà in testa
alla Juventuse. Ah, si vincessimo er campionato!
Ah,
si vincessimo er campionato!- fa eco l'Angelica,
ch'è rientrata, stropicciandosi le mani umide e levigate dal contatto
col sapone. E a lei che je ne pare?
Dipende
da domani; chissà...
Domani?
Domani se vince. Quasi ce scommetterebbe puro io, ce scommetterebbe.
(Zì Checco le dà un paio di gomitate significative. Ma la
moglie, anziché tacere, e, rivolta al marito): -
Ma come! E si nun eri sicuro come me, che ciai scommesso a fà 20
lire con quer laziale de via Zagaia?
Zì Checco è smontato. E adesso leggo nei suoi occhi una volontà
che vorrebbe comandare alla bocca delle parole, ma tentenna, poi pare decidersi,
ancora tentenna, e infine si irrigidisce e si fa ubbidire:
Ste
cose mica le racconterà ne li giornali?
Qui
io dovrei rispondere "ma no vi pare..." come si risponde in simili circostanze.
Ma voglio essere franco:
Le
racconterò sì e...
...e
lo saluto con un gesto della mano, allungando il passo. M'inseguono e mi
raggiungono, però, confuse, alcune battute di dialogo tra
moglie e marito.
Una
l'intendo distintamente:
In
fonno (e lui che parla) nun
ho detto gnente de male. So' de la "Roma", e dunque è giusto, te
pare?
Altre ho inteso a metà. Ma una cosa ho compreso con precisione:
che da oggi ho due nemici in più. |