Bufalo o aquila?



Il sito Laziowiki, come anche il libro Roma Spartita Football Club di Maurizio Martucci, fanno luce sulla scelta del simbolo della Società Podistica Lazio: origini alpinistico-turistiche, non certo imperiali. L'aquila fu copiata, pari pari, da quello che oggi potremmo identificare come "logo" dell'Audax Ciclistico Italiano.
Dal sito Laziowiki (è l'aquila che parla):
"E, a proposito, vi devo a questo punto dare ragione del titolo che campeggia su in alto: l'Uomo che mi volle fu, infatti, il cavalier Fortunato Ballerini medesimo. Fiorentino di nascita, velocipedista alle Cascine e nuotatore nell'Arno da ragazzo, poi giocatore di tamburello, eccellente nel tiro a segno, camminatore infaticabile fino a tarda età, Ballerini incarnò in pieno l'ideale olimpico che sottende al sodalizio sportivo più glorioso di Roma. Allorché fondò l'Audax Ciclistico Italiano, organismo precursore dell'Audax Podistico, fu lui a scegliermi come emblema: un'aquila ad ali spiegate che sormontava una ruota. Poco dopo aver accettato la presidenza della Lazio istituì la Sezione Escursionistica, e fu così che arrivai io, la creatura prediletta del sole.
Da allora sono "laziale". Fiera di esserlo.
La vostra amica per sempre".




Questo è un brano tratto dal supplemento al Corriere dello Sport sulla Roma e la lazie raccontate con le figurine Panini,
e precisamente è un estratto dal primo fascicolo, dedicato alla lazie (grazie Elena!):
"Nel 1928 il celeberrimo Carlin (Carlo Bergoglio) pubblicò sull'intera prima pagina del Guerin Sportivo una sua "Araldica dei Calci": inventò cioè uno stemma per ogni squadra raffigurandolo con un animale. Nacquero così la zebra della Juve, la gallina e il galletto di Padova e Bari, il canarino di Modena, l'orso dell'Alessandria. Carlin per le sue creazioni si rifaceva a tradizionali simboli cittadini (la leonessa di Brescia) oppure a immagini suggerite dal "carattere" della squadra. Non tutte le invenzioni furono accettate dai lettori del Guerino e dalle società.
I fiorentini ad esempio non accettarono mai il grillo proposto da Carlin. Così fu per i laziali, cui Carlin proponeva un bufalo come simbolo. Perché? "Chi meglio di un bufalo è adatto a rappresentare la Lazio?", chiedeva Carlin e alludeva alla irruenza, alla capacità di travolgere, alla potenza della squadra biancoceleste. I tifosi laziali non gradirono il bufalo. Accettarono di buon grado invece l'aquila ad ali spiegate proposta anni dopo".




*
Un'altra analisi sul simbolo della Lazio, tratta dal blog http://blog.libero.it/ANTILAZIO/9228204.html:

Quante volte sentite dire ad un laziale "noi c'avemo il simbolo dell'Impero Romano" e voi no, "noi semo veri romani" e voi no, ecc. ecc.?

Per prima cosa l'aquila laziale deriva dall'aquila "turrita": la definizione di turrita sta per "aquila ad ali spiegate sormontata da corona murale"; al tempo del fascismo l'aquila turrita dell'AMI (aeronautica militare italiana primo ente ad utilizzare in Italia l'aquila turrita come simbolo di araldica) aveva il capo rivolto verso destra, ad oggi, è di nuovo rivolto verso una più tradizionale sinistra, il lato del cuore, destro per chi guarda.

Se a quest'aquila togliete la corona murale, resta l'aquila laziale "ad ali spiegate", che non è stata certo prerogativa della sola Lazio, come simbolo di araldica infatti, è presente in quasi tutti gli stemmi militari, nobiliari, familiari, e pure negli stemmi relativi alle corporazioni di arti e mestieri di oggi, di ieri e, presumibilmente, di domani: dall'aquila degli Zar di Russia, all'aquila del Messico; dall'aquila simbolo della Harley Davidson, all'aquila della Moto Guzzi; dall'aquila delle S.S. tedesche, all'odiosa aquila austriaca tanto invisa all'Italia di 100 anni fa... e poi c'è l'aquila del Fernet ovviamente!

Si potrebbe arrivare sino a domani senza riuscire ad elencare neanche 1/3 delle aquile "ad ali spiegate" presenti in araldica, o su marchi/brand commerciali come il logo delle cartiere Pigna, o su stemmi di famiglie storiche come la famiglia Doria: l'effige di gran lunga più sfruttata per rappresentazioni grafiche di questo tipo.
I laziali del resto non sono mai stati "originali", mentre la Lupa Capitolina è il simbolo di Roma Capitale e nient'altro: se andate a Siena nel chiostro del Palazzo Comunale trovate la Lupa, se andate ad Aosta a Piazza della Repubblica (foto in alto) trovate la Lupa, se andate a Verona a Piazza Erbe trovate la Lupa, se andate a Pisa a Piazza dei Miracoli trovate la Lupa... perché la Lupa Capitolina era, ed è, il simbolo di Roma Capitale e basta, concessa previo decreto comunale alla asroma nel 1927.
Tuttavia non tutto è falso, nella simbologia romana effettivamente c'è l'aquila, certo, i laziali hanno sempre il vizio di sviare il senso della storia a loro favore, ma poi, basta farsi una letta qua e là, per smontare le loro teorie falliche: l'aquila dell'impero romano era, in realtà, l'aquila delle legioni stranierie; non rappresentava Roma Capitale, il cui simbolo, la Lupa Capitolina, veniva apposto in loco dopo che l'esercito aveva conquistato la città.

No, l'aquila rappresentava la legione, che in caso di necessità arruolava a piene mani dagli agrestes (così veniva chiamata la popolazione dedita alla pastorizia) non certo tra i cittadini romani.

Spesso poi, la legione amava darsi simboli zoomorfi, non c'era mica solo l'aquila come vorrebbero farci credere i laziali: c'era il bufalo della Legio X, il leone della Legio XIII, Pegaso della Legio II, il toro della Legio VI, anche il cinghiale era spesso ricorrente come simbolo.

E non è finita qua, perché l'aquila delle legioni romane era l'aquila "picchiatrice", non l'aquila ad ali spiegate laziale (foto in alto a destra)!

L'aquila legionaria aveva le ali all'ingiù dette "a volo abbassato", a simboleggiare la picchiata sulla preda non il volo, osservazione che può esser fatta anche nei riguardi della simbologia fascista la quale, come sappiamo, è profondamente mutuata dalla tradizione romana.

Si tratta di una differenza enorme che qualunque studioso di araldica con estrema facilità vi saprà confermare: l'aquila laziale non ha niente a che fare graficamente parlando con l'aquila delle legioni romane.

Consultate gli attributi araldici di posizionamento.

Inoltre l'aquila "ad ali spiegate" laziale venne aggiunta allo stemma della società molto dopo, prima di lei ci fu il bufalo proposto nel 1928 da Carlo Bergoglio nelle pagine del Guerin Sportivo e, ovviamente, "la ciociara" della stagione 1963/1964 a testimoniare l'origine "fuori porta" dei tifosi bianco-celesti.

Bisogna arrivare alla seconda metà degli anni '70 per avere l'aquila bianco-celeste, difficile pensare che alla fine scelsero l'aquila in onore di Roma, ci avrebbero pensato subito altrimenti, o no?

La scelta fu presumibilmente dettata dalla "moda" del momento, anche perché i baldi giovani guidati da Bigiarelli, semi-analfabeta marchigiano, si rifecero sin dall'inizio alla Grecia non certo a Roma.

Arriviamo infine alla prodezza di Lotito per riportare i laziali allo stadio dopo 10 stagioni di "lotta salvezza": l'aquila Olimpia presa in prestito dal Benfica gioia di grandi e piccini che fremono nel vederla sorvolare (quando le va) la Curva Nord con i nastrini bianco-celesti dopo aver dismesso quelli bianco-rossi... della serie, simboli in affitto!
L'aquila Olimpia è l'aquila calva del Nord America, presente pure sulla coat of arm USA e sullo stemma presidenziale della Casa Bianca, non è la tipica aquila heliaca detta anche, e non per caso, "aquila imperiale", originaria di Europa, Asia e Africa che, svernando in Italia, verosimilmente accompagnava le legioni romane in guerra!



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