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![]() In piedi da sinistra: Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo, Chini; in ginocchio Ferraris IV, Bernardini, D'Aquino; seduti De Micheli, Masetti, Bodini |
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![]() Dal sito museodellaroma.it |
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“La
sorte della monetina, nella scelta del campo, era
stata avversa: lo scirocco,
con le sue tolate violente e irregolari, aiutava il
gioco della Roma, e
spingeva il pallone direttamente verso la porta
juventina. Emilio e Piero, in
prima fila sulle tribune di legno, e proprio
all'altezza di questa porta,
assistevano da breve distanza allo sforzo,
all'agitazione, allo smarrimento con
cui i difensori bianconeri cercavano, fino dai primi
minuti di gioco, di
arrestare l'impeto degli attaccanti giallorossi
congiunto alla straordinaria
fortuna del vento.
Il pubblico vedeva questo e urlava pregustando la
gioia di
assistere finalmente alla vendetta dopo una lunga
serie di sconfitte.
C'era, nella
fila dietro, un signore sbarbato, roseo, bello, dalle
sopracciglia corvine e dalla bocca crudele, paletot
spinato grigio, guanti di
cinghiale, lobbia bordata di seta, il quale come tutti
gli altri intorno era
stato irritato dall'entusiasmo di Emilio all'ingresso
della Juventus in campo:
e ora, ogni volta che Emilio gridava «torza Juve», lo
toccava lievemente sulla
spalla e gli diceva con un accento romanesco la cui
volgarità risaltava proprio
per l'erre moscio destinato a mascherarla o a
correggerla:
«Si calmi,
guardi, signore, si calmi: nun lo vede che la Juve
oggi
nun gira?»
E poi, quando la Roma ebbe segnato il primo goal,
appena l'urlo
trionfale di tutto il campo cominciava a placarsi:
«Povera Juve, che strazio. E
finita, povera Juve».
Come, da
chi, il goal fosse stato segnato, Emilio non avrebbe
saputo dire. Aveva visto, un attimo, da un groviglio
di gambe e di maglie, il
pallone attraversare un breve spazio di terreno libero
ed entrare nella porta
juventina: ecco tutto. «Dài, dài che è finita: dop, i
giüguma nui!» Ripeté in
italiano, perché tutti capissero: «Dopo, giochiamo
noi!».
Voleva dire che, nel
secondo tempo, invertendosi lo schieramento delle
squadre sul campo, la
Juventus avrebbe avuto il vento in favore: e, così,
avrebbe potuto segnare a
sua volta tre goal, e magari vincere. Pareva una
vanteria, ma era fondata, e fu
gridata da Caligaris con tale serietà, che nessuno
rise: neanche l'arricchito
bottegaio dall'erre moscio.
Capitò ciò
che nessuno avrebbe potuto prevedere: nel quarto d'ora
d'intervallo, lo scirocco cadde di colpo, come fa
molte volte a Roma.
La
Juventus, delusa, cercò invano il contrattacco, avanzò
anche con i difensori: e
la Roma segnò ancora. Era il quarto goal, non c'era
più nessuna
speranza…”
(Mario Soldati “Le due città”)
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![]() Tratto dal film "5-0" |
![]() Tratto dal film "5-0" |
![]() Tratto dal film "5-0" |
![]() Tratto dal film "5-0" |
![]() Tratto dal film "5-0" Zi' Checco |
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Video | Cinegiornale Istituto Luce | |||
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Corriere dello sport 9/10/1943 |
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Corriere dello sport 9/10/1943 |