Fin
da quando ho cominciato ad appassionarmi al calcio,
il
derby di Roma ha
rappresentato per me il maggiore interesse. E come
poteva
essere altrimenti? Le immagini vivide dagli spalti,
trasmesse dalla TV e da
internet, parlavano da sole.
Lo scontro in campo appariva duro e senza
compromessi, per nulla inferiore a
quanto accadeva nei settori dello stadio.
Il destino mi ha offerto un'occasione: le date del
mio viaggio in Italia sono
fortunatamente coincise con quello stesso match.
Considerato il grande
fermento, bisognava pensarci per tempo per riuscire
ad accaparrarsi un
biglietto. Tramite un conoscente, siamo riusciti a
trovare dei biglietti per la
Curva Nord al
prezzo nominale. Dati del passaporto, 40 euro a
testa, e i ticket
erano nostri (cioè, da ritirare nel fan shop).
Un paio di giorni prima del derby, sono arrivato a
Roma. Dopo una breve
spiegazione al venditore del fan shop, in cui gli ho
detto che i biglietti
erano già
stati pagati, ci hanno consegnato gli ambiti
tagliandi con i nostri
cognomi – il mio e quello dei miei amici. Non saprei
nemmeno con cosa
paragonare quella
sensazione... Tenendo in mano quei pezzi di carta,
provavo
una gioia incredibile. Un sogno d’infanzia che si
avverava davanti ai miei
occhi.
Il giorno del derby, dopo aver completato il
classico giro turistico tra Roma e
Vaticano, ci siamo diretti verso il centro,
chiacchierando davanti a una birra
su
cosa aspettarci dalla partita e lamentandoci, al
contempo, per i prezzi
esagerati. A proposito, di solito i biglietti per la
“Lazio” costano a partire
da 20 euro. I prezzi si alzano per il derby e per le
partite contro la
“Juventus”. Perfino per la
semifinale di Coppa Italia contro il “Milan”,
disputata due giorni prima, i biglietti
venivano venduti a venti euro. Eppure,
i biglietti “economici” per la partita contro la
“Roma” sono andati a ruba
all’istante – erano rimasti solo quelli a prezzi
folli:
100-120 euro. Anche se,
a dire il vero, se non fossi riuscito a prenderli a
quaranta, li avrei pagati
senza esitazione anche cento.
Lo stadio si trova a Roma nord, e abbiamo deciso di
arrivarci gratuitamente in
autobus dal centro, per non perdere tempo con i
cambi e spendere i soldi
risparmiati sul trasporto in birra. Già mentre ci
avvicinavamo all’Olimpico si
percepiva l’eccitazione nell’aria. La polizia aveva
chiuso le strade, tanto che
siamo stati costretti a scendere un paio di fermate
prima. Mancavano circa due
ore alla partita, ma la gente già cominciava a
radunarsi. I cordoni della
polizia e
gli elicotteri sono parte integrante del calcio e
offrono uno
spettacolo d’impatto. Si sentivano esplosioni di
petardi e cori a tutto volume
che mettevano i brividi
per l’attesa del match.
Lo stadio fa parte di un complesso sportivo chiamato
“Foro Italico”. Oltre allo
Stadio Olimpico, ci sono anche una piscina scoperta
per le competizioni, campi
da golf, campi da tennis e ristoranti. Il perimetro
del Foro è decorato con
statue e un parco pittoresco. Di giorno, credo sia
un posto ottimo per attività
all’aria
aperta e passeggiate. Lo stadio in sé ricorda molto
i vecchi “Lužniki”
e il “Boris
Paichadze” di Tbilisi per via delle piste
d’atletica; per la
medesima ragione il
campo non si vede benissimo. Nonostante ciò,
all’interno è
carino e accogliente. E decisamente più moderno
rispetto ai “Lužniki” prima
della ristrutturazione.
Siamo arrivati allo stadio dal lato dei tifosi della
Roma. Lì si trovavano
anche
numerosi punti di ristoro con alcolici e cibo. I
prezzi della birra
erano,
ovviamente, scioccanti: cinque euro per una
bottiglietta, e per di più
con un
volume sacrilegio di 0,33 litri. I romanisti si
stavano scaldando
attivamente prima della partita sia con la birra che
con un liquore locale a
base di vodka e caffè.
Sembravano decisamente più minacciosi dei loro
avversari. Piccoli gruppi di
dieci o quindici persone su di giri e con facce
toste, pronti a menare le mani in
qualsiasi momento. Ma non si è andati oltre
qualche coro offensivo. Tutti i
personaggi sospetti (noi compresi) venivano
osservati con sguardi torvi, ma
nulla di più. Neanche un accenno a risse,
nemmeno lievi.
Girato l’angolo dalla Curva Sud verso nord, nel
settore della Lazio, ci siamo
trovati davanti a tutt’altra scena. Inglesi ubriachi
e laziali altrettanto
brilli
ridevano e cantavano, come se dietro l’angolo non ci
fossero i loro
odiatissimi
rivali. Nessuna tensione nell’aria: la gente si
stava solo
divertendo e rilassando.
Dopo aver dato un’occhiata in giro, ci siamo diretti
verso il nostro settore.
Controllo dei documenti abbinato al biglietto,
perquisizione non troppo
scrupolosa, e siamo entrati nella “conca” dello
stadio, facendo una breve sosta
al bar per un’altra birra. Tutto il percorso
attraverso i cordoni di sicurezza
non ha richiesto più di dieci minuti, nonostante le
lunghe code. Vale la pena
notare che, già un’ora prima del calcio d’inizio, le
curve di entrambe le
squadre erano quasi
completamente piene: tutti cantavano, incitando le
proprie
squadre. Davvero
impressionante.
I cori erano semplici, brevi e comprensibili anche
per chi assisteva per la
prima
volta a una partita del campionato italiano. Poco
prima del fischio
d’inizio, come da tradizione, è stato lanciata in
volo l’aquila – simbolo della
Lazio. A proposito,
la rivalità tra i due club della capitale si
manifesta
perfino a livello di stemmi.
Affondando le radici nella mitologia, il lupo
della Roma simboleggia la città di
Roma, mentre l’aquila della Lazio
rappresenta l’Impero Romano, e questo rende
la rivalità ancora più
affascinante. Forse sono troppo impressionabile, o
forse era solo l’effetto
dell’alcol, ma insieme a quell’aquila che sorvolava
lo stadio volava
anche il
mio cuore, portandomi in un’estasi indescrivibile.
Mentre ero su di giri, i tifosi hanno srotolato le
sciarpe e, sulle note
dell’inno,
tutto lo stadio si è messo a cantare. E come
cantava! Le tribune si
sono colorate di bianco e azzurro, e tutti cantavano
all’unisono. Non avevo mai
sentito nulla di simile, nemmeno durante il derby di
Belgrado di qualche anno
fa – e i serbi, in
quanto a cori, la sanno lunga.
Il suono proveniente dalla Curva Sud arrivava a
malapena per tutta la durata della
partita, nonostante il settore della Roma fosse
completamente pieno. Non so
cosa stesse succedendo laggiù, ma i giallorossi si
sono distinti soltanto con
il solito coro offensivo “A merda”. In effetti,
proprio quella stessa merda
veniva
intonata anche dai tifosi della Lazio. Gli
“Irriducibili” spesso
organizzano
coreografie spettacolari in occasione del derby, ma
stavolta si
sono limitati a una grande quantità di bandiere,
senza particolari effetti
visivi. I cori erano forti, ma
brevi e poco frequenti: preferivano guardare la
partita. Per me è stato
sorprendente, perché da noi nelle curve attive si
presta più attenzione a far
cantare tutti che a seguire davvero il gioco. Qui,
invece, i cori erano frequenti ma rapidi, e non
distraevano dalla partita. E non
appena si verificava un fallo, il tifo
passava subito dal canto al boato di
disapprovazione. Tutto il pubblico seguiva la
partita con passione, davvero
tutto: un mix eterogeneo, dai tre anni all’infinito.
Una donna anziana, con il
nipotino, urlava insulti contro i giocatori della
Roma
con la stessa foga di un
ultras esperto. Tante famiglie – da noi,
una scena piuttosto rara. E tutti
cantavano e si sforzavano a squarciagola.
Era qualcosa di indescrivibile.
E poi… quello che è successo quando la Lazio ha
segnato! Un secondo di
silenzio, le braccia alzate di Caicedo, e lo stadio
è esploso. Nel secondo
tempo i padroni di casa hanno segnato altri due gol,
portando il punteggio su
un
umiliante 3-0, pur senza una prestazione
eccezionale. Ma il picco emotivo si
è
raggiunto con l’espulsione di Kolarov, che ha
affondato la Roma ancora di più
nel fango. Al fischio finale, tutta la squadra –
compreso lo staff tecnico – si
è
precipitata a festeggiare la vittoria sotto la
curva. Hanno perfino portato
l’aquila
fino al settore. La gente piangeva e si baciava,
come se avessero
appena vinto il campionato. “Lazio is on fire”
risuonava sotto la volta dello
stadio, e nessuno se ne andava, anche se lì non
costringono a restare sugli
spalti fino allo sfinimento, come succede nei nostri
stadi. Indicando il cielo
con tre dita, i tifosi glorificavano la Lazio e
umiliavano la Roma. La Curva
Nord è rimasta in festa per un’altra ora e poi,
riversandosi in piazza, ha
continuato a celebrare quella vittoria memorabile.
E noi, colmi di emozioni, abbiamo lanciato un ultimo
sguardo all’Olimpico, che
ci aveva regalato uno dei migliori novanta minuti e
mezzo della nostra vita, e
ci
siamo diretti verso l’hotel. Anche se, per la troppa
euforia, siamo finiti
chissà come fuori città, da dove siamo dovuti
tornare a piedi, scappando tra
mille
coincidenze da orde di africani e insistenti
transessuali.
Richelieu (Zenit / Voskresensk)
I VOSTRI RESOCONTI.... ....E QUELLI DELLA STAMPA
Fermento in curva Sud, e
non solo per la voglia di derby. Nella vetrata
bassa lato Distinti Est ci sono stati tafferugli
tra tifosi giallorossi. Alcuni tifosi non
appartenenti ai gruppi hanno lasciato il settore e
sono stati spostati in Distinti, altri si sono
fronteggiati sotto gli occhi attenti della Digos
sulla pista d’atletica. Il caos interno alla Curva
ha fatto saltare anche la coreografia prevista
nella sfida più sentita. Più volte durante il
primo tempo i tifosi hanno provato a metterla in
scena, ma ogni tentativo è stato fermato sul
nascere.
(Forzaroma.info)
corrieredellosport.it
Derby Lazio-Roma 3-0: Caicedo,
Immobile e Cataldi, che show!
La squadra di Inzaghi domina all'Olimpico e vince con
merito la stracittadina. Giallorossi a tratti
inguardabili, rosso nel finale a Kolarov. Adesso è
bagarre in zona Champions
Simone Zizzari
sabato 2 marzo 2019 22:26
ROMA - Delirio Lazio. Caicedo, Immobile e Cataldi
rilanciano alla grande le ambizioni di Champions
biancocelesti e regalano ad Inzaghi il derby, sei anni
dopo l'ultimo successo 'casalingo'. Il 3-0 finale
dell'Olimpico è meritato, anzi sta iistretto ai
biancocelesti che, agevolati nel loro lavoro da una
Roma brutta e svagata, potevano chiudere la partita
con un risultato ancora più rotondo. Fa festa il
popolo laziale che ha potuto ammirare una squadra
determinata, concentrata, aggressiva. La Lazio ha
voluto più della Roma questo successo che nessuno può
mettere in discussione.
A tradire Di Francesco è stato l'atteggiamento del
collettivo: troppo intimorito, a tratti addirittura
irritante, soprattutto nel primo tempo. L'attacco -
così prolifico in questa stagione - stavolta ha fatto
cilecca dimostrandosi privo di idee e guidato da uno
Dzeko inspiegabilmente nervoso e impreciso. Con questo
successo la Lazio torna di prepotenza in zona
Champions, accorciando sulla Roma (distante tre punti)
e sull'Inter (a sei lunghezze) con una partita in
meno. Per i giallorossi invece arriva un brusco stop
dopo quattro vittorie di fila. Un pessimo segnale in
vista della difficile trasferta contro il Porto in
Champions fra quattro giorni.
LE SCELTE - Di Francesco deve rinunciare a Manolas ad
un'ora dal fischio d'inizio per un problema
intestinale. Al suo posto Juan Jesus vince il
ballottaggio con Marcano. Dall'altra parte Inzaghi
rinuncia inizialmente Immobile affidando le chiavi
dell'attacco alla coppia Correa-Caicedo.
PRIMO TEMPO - L'inizio della Lazio è straordinario. La
squadra di Inzaghi chiude subito la Roma nella propria
trequarti e la schiaccia con un pressing asfissiante e
una intensità nettamente superiore a quella degli
avversari. L'assenza di Manolas nella difesa
giallorossa si sente fin dai primi minuti. Juan Jesus
è arrugginito e non riesce a dare sicurezza ad un
reparto che scricchiola in continuazione contro la
velocità dei padroni di casa. Passano due minuti ed è
subito Correa dal limite a sfiorare il vantaggio. Un
giro d'orologio ancora e Caicedo mette i brividi alla
male assortita retroguardia giallorossa con
un'incursione sventata in scivolata da Florenzi. La
Roma è svagata e distratta: Juan Jesus rimedia un
giallo dopo appena sei minuti di gioco. Una sanzione
che ne condizionerà la prestazione. L'unico a regalare
un minimo di dinamismo nella fase offensiva
giallorossa è Zaniolo che però non riesce mai a
pungere dalle parti di Strakosha. Il meritato
vantaggio biancoceleste arriva al 12' grazie alla
colpevole complicità di Fazio e Juan Jesus. Correa
sfrutta una rimessa laterale per aggirare Fazio e
servire in profondità Caicedo: l'attaccante laziale si
prende gioco del difensore brasiliano e, dopo aver
superato Olsen, infila a porta vuota il meritato 1-0
dei padroni di casa. L'Olimpico si accende
d'entusiasmo e taglia ancora di più le gambe agli
uomini di Di Francesco che continuano a mostrare un
atteggiamento non all'altezza della partita.
Milinkovic-Savic e compagni sono decisamente più
reattivi e giocano con maggiore intensità rispetto
agli avversari. Sulla sinistra Lulic fa ciò che vuole
e mette in area romanista palloni sempre insidiosi che
Fazio e Florenzi respingono a fatica. La Roma tira
fuori la testa solo nell'ultimo quarto d'ora del primo
tempo ma non punge a dovere e riesce solo a costruire
un'azione degna di nota con un rasoterra di Dzeko dal
limite al 23' che Strakosha riesce a deviare senza
troppa difficoltà.
SECONDO TEMPO - Nella ripresa lo spartito cambia. La
Lazio aspetta gli avversari, pronta a pungere in
contropiede. La Roma invece prova a crederci cambiando
atteggiamento. El Shaarawy e Pellegrini sprecano due
buone occasioni mentre la retroguardia giallorossa
regala un altro brivido ai propri tifosi con Fazio
che, su un lancio di Milinkovic-Savic, ostacola
l'uscita di Olsen rischiando la frittata. Di Francesco
corre ai ripari e dopo un'ora di gioco toglie prima
l'acciaccato Zaniolo e poi De Rossi per Perotti e il
redivivo Pastore. Inzaghi risponde con Immobile al
posto di Caicedo. Al 67' Florenzi prova una
conclusione dai 30 metri ma Strakosha gli nega
l'eurogol salvando da campione. Due minuti dopo arriva
l'occasione più clamorosa della partita romanista con
Pellegrini e Pastore che si ostacolano a pochi passi
dalla porta calciando a lato un pallone
favorevolissimo. Proprio nel momento migliore per gli
ospiti arriva l'episodio che decide la sfida: Immobile
lancia in contropiede Correa che brucia in velocità
Fazio. All'argentino non resta che stendere in area
l'attaccante argentino. Per Mazzoleni non ci sono
dubbi: è rigore. Dal dischetto Immobile non perdona e
al 74' la Lazio vola sul 2-0. La partita della Roma,
di fatto, finisce qui. La Lazio è padrona del campo e
nel finale trova anche il tris con Cataldi che segna
dal limite e corre sotto la Nord a festeggiare con i
propri tifosi. Prima del fischio finale c'è ancora il
tempo per vedere il rosso a Kolarov (doppia
ammonizione) e un cartellino giallo pesante a Dzeko
che, diffidato, salterà la sfida contro l'Empoli. La
Lazio vince in modo meritato. Per la Roma suona un
pericoloso campanello d'allarme: per Di Francesco sarà
fondamentale non sbagliare anche in Champions League.