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LO SCUDETTO!
articoli dei giornali sui festeggiamenti



A Testaccio, nel cuore
più beffardo della festa
Tutti in piazza, tra fumogeni, cene e sfottò.
Il cantante Alex Britti: «Qui la Roma è adorazione»
 Quattro minuti dopo le diciassette Testaccio esplode. La Roma è campione. Venti minuti dopo il rione è completamente bloccato, i testaccini escono dai palazzi, la gioia giallorossa non si trattiene, si libera incontenibile, al suono della «Galopeira», colonna sonora del pomeriggio del 17 giugno. Un pomeriggio che nessuno tra piazza Testaccio e piazza Santa Maria Liberatrice dimenticherà mai più. Qui lo scudetto si gode per davvero, lo sa tutta la città che sceglie proprio Testaccio per vivere i primissimi minuti da Campioni d’Italia. E così solo mezz’ora dopo la grande vittoria dell’Olimpico entrare nel quartiere più «romanista» della città è assolutamente impossibile, il Lungotevere, via Marmorata, via Galvani, sono paralizzate da auto e motorini. Un corteo naturale sfila tra le strade, lo apre una bara biancoceleste, con una corona di fiori in tinta, portata in spalla da «becchini», vestiti di nero. «E’ la Lazio, è morta - dice Leonardo, titolare del ristorante "Oio a casa mia"- bisogna onorarla, seppellirla, con un corteo degno di lei».
Degno è degno, saranno migliaia i tifosi romanisti che seguono saltando il feretro: una, due, tre, quattro cinque volte, le spoglie laziali continuano a girare per il quartiere, accompagnate dal coro, «chi non salta della Lazio è». Ecco si festeggia la Roma, ma ancor di più si sbeffeggia la Lazio.
Non sarà certo un caso che il cuore più «feroce» della festa è sull’edicola del laziale Roberto, a piazza Santa Maria Liberatrie, lì sopra decine di giovani e scatenati romanisti saltano e inneggiano al «Laziale maledetto, t’ho scucito lo scudetto». Anche la Mini Minor posteggiata, aihlei, lì davanti non ha miglior sorte, sono almeno dieci i ragazzi che ballano sul tetto e sul cofano, entrambi completamente sfondati in pochi minuti
«Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi», cantano tra i fumogeni gialli e rossi che rendono l’aria densa e irrespirabile. L’attrice Sabrina Impacciatore, cuore giallo su una guancia, cuore rosso sull’altra balla sfrenata mischiata tra la folla. Invece il cantante Alex Britti, con indosso la sciarpa dello scudetto del 1983, accanto al padre Umberto non riesce a mimetizzarsi nel carnevale testaccino, lo riconoscono, così giù a a firmare autografi. Senza fatica, con un sorriso enorme stampato in faccia. «Va bene, va benissimo - dice il cantante - oggi è una giornata favolosa, pazzesca sono venuto a festeggiarla qui nell’unico quartiere dove si adora per davvero la Roma, dove lo scudetto è veramente desiderato con tutta l’anima».
Passano le ore e la festa diventa sempre più trascinante, davanti al Testaccio Roma Club un camioncino vende panini e birre. Tante birre, nessuno si ricorda del divieto di vendita, fa caldo, si balla, si ride, si sfotte. I laziali, ovviamente.
Enrico Ciccarelli, 70 anni, ha improvvisato un'efficace tenuta romanista, maglia gialla intorno alla testa, una tunica bicolore indosso:« Sono di Trastevere, ma sono venuto qui, perché la festa è più bella e vera». Abbraccia la moglie e gorgheggia:«Che ce frega del cileno, noi c’avemo Totti gol». La folla aumenta, è immensa, non c’è un angolo del quartiere libero, ogni strada è invasa dalla passione giallorossa, che è troppa, travolge e sfianca. Lo spiega Paola, testaccina doc, che da giorni è coinvolta nell’organizzazione dei festeggiamenti. «Non riesco più a parlare, sono assolutamente stordita. Non ci sto capendo nulla, non avrei immaginato di essere così stanca».
Pedro, brasiliano e romanista, festeggia a via Branca davanti al ristorante dove lavora come aiuto-cuoco. «Sto aspettando i titolari - dice - ho vinto io, anzi tutti noi. Per un’intera settimana cenerò ogni sera servito e riverito. Hanno perso Sandro, Massimo e Gianni, laziali. Per sette giorni mi serviranno il meglio della loro cucina e con me al tavolo ci saranno molti altri romanisti, tutti ospiti, tutti gratis». Un gallo cedrone con i colori della Magica si aggira tra la folla, zompetta e canta: è Cesare Biecola, capostazione della fermata Roma Lido. «Sono venuto da San Paolo vestito così, sono diciotto anni che aspetto questo giorno». Ma c’è anche chi con lo scudetto ci guadagna, Gianni da Napoli vende fischietti. «Li ho pagati 200 lire, li vendo a 2 mila, in poche ore ho fatto oltre un milione. E allora anche io urlo Evviva Roma Campione».

Maria Rosaria Spadaccino

Il Corriere della Sera cronache di Roma
18/6/2001


LA POLEMICA
Devastato il prato dell’Olimpico,
la sicurezza fallisce
 Un quarto d’ora di incosciente, scomposta euforia. La partita dello scudetto interrotta per un quarto d’ora che ha fatto imbestialire Capello e tutti i romanisti di buona volontà, 15 minuti di follia cui è seguita la nuova invasione finale, con l’Olimpico devastato da vandali spensierati e incontrollati. Scene che gettano una luce inquietante sul livello dei servizi di sicurezza pure strombazzati da giorni. A cosa sono serviti i vertici che si sono succeduti per una settimana tra prefettura, questura e Campidoglio? Chiunque conosca l’Olimpico sa che solo due sono i punti in cui è possibile attuare uno sfondamento verso il terreno di gioco: ai fianchi della tribuna Monte Mario, sul lato curva Nord e su quello opposto della Sud. Sarebbe bastato schierare a protezione dei due varchi la barriera di agenti poi entrata tardivamente in azione per evitare prima l’odioso stop di Roma-Parma e, successivamente, gli episodi di vandalismo che hanno causato all’impianto danni per diverse centinaia di milioni. Non c’è più una zolla d’erba, all’Olimpico, né una porta, una panchina, una bandierina. Tutto è stato strappato e divelto dai cacciatori di souvenir. Il Coni da stamane stilerà il malinconico bollettino di guerra. Ma una cosa è già certa: i danni saranno a carico della Roma. Accadde qualcosa del genere un anno fa, in occasione della gara di addio al calcio di Giuseppe Giannini. Neanche quel precedente evidentemente ha insegnato qualcosa.
 

Il Corriere della Sera cronache di Roma
18/6/2001


Il cantante: «Sarà una canzone d’amore». L’attrice: «Manterrò la promessa». In settimana giocatori in Campidoglio da Veltroni
E domenica, nuovo inno e spogliarello
Al Circo Massimo la festa «ufficiale»,
con il concerto di Antonello Venditti e lo show di Sabrina Ferilli
 Contate fino a sei. Sei giorni e la gioia giallorossa esploderà di nuovo. Al Circo Massimo. Come nell’83, quando Antonello Venditti squagliò il cuore dei romanisti col suo «Grazie Roma». Ieri, dopo la vittoria, oltre diecimila tifosi si sono impossessati dello spazio verde per sfogare la propria euforia. E domenica sarà di nuovo l’aedo giallorosso ad esaltare gli animi dei tifosi, con un nuovo inno però. Una canzone d’amore, ha anticipato il cantautore prima di lasciare l’Olimpico al momento dell’invasione di campo. «Ho avuto paura e ho preferito andare a casa. Sono trenta giorni che non dormo e temevo mi venisse un coccolone». E il nuovo inno? «Ne hanno parlato tutti. Tutti ne conoscevano i particolari, tranne io. Ora posso dirvi che si tratta di una bella canzone d’amore, molto ispirata. Non vedo l’ora di farvela ascoltare. Lo prometto, sarà un grande concerto».
E chissà se c’è più attesa per le note di Venditti o per le curve di Sabrina Ferilli, che ha promesso ai tifosi uno strip per la vittoria. E che ieri è scappata dallo stadio come una Cenerentola per andare a recitare Rugantino , deludendo gli 80 mila dell’Olimpico. «Manterrò la promessa dello spogliarello» ha garantito la madrina della Roma già dentro l’auto che l’avrebbe portata al Sistina. «Ringrazio Dio di avermi fatto tifosa della Roma. Ho provato una commozione, un’emozione che è sicuramente la più grande della mia vita. Nessuna soddisfazione personale potrà mai eguagliare questa sensazione».
La decisione di organizzare la festa «ufficiale» domenica al Circo Massimo è stata presa dal sindaco Walter Veltroni (ieri in tribuna d’onore) e dal presidente della Roma, Franco Sensi. «Era una decisione già presa», ha spiegato Veltroni. «Ma per scaramanzia non è stata comunicata prima». In settimana il sindaco riceverà i giocatori della Roma in Campidoglio.

Il Corriere della Sera cronache di Roma
18/6/2001

FOTO DI MARCO


Nei due quartieri storici della Capitale, cuore del tifo romanista, esplode la festa trattenuta da giorni: «Abbiamo scucito il tricolore ai biancazzurri»
E la Magica cambiò nome alle strade
Alla Garbatella nasce la “via dei Giallorossi” e a Testaccio si celebra il funerale della Lazio
 di CLAUDIO MARINCOLA
e RAFFAELLA TROILI

ROMA - Lotto 16, via Obizzo Guidotti: la signora Marcella, 85 anni, segue dalla finestra al secondo piano, la partita della vita. Non la vede, la “percepisce". Ascolta la strada, le urla di chi ha la pay-tv o di chi la segue alla radio: «Mancano ancora 5 minuti? Io ’nja fo’»... comunica, esausta, alla vicina della porta accanto. È il tam tam di Garbatella, diffonde nei vicoli e nei cortili delle case popolari una telecronaca fatta di gesti: mani nei capelli per la palla che fa la barba al palo, stizza per una decisione dell’arbitro, parossismo, pazzia sana, per un gol.
È finita, è scudetto. E via Vittorio Cumberti cambia nome: qualcuno con cerimonia personale e privata ha deposto una targa di cartone. C’è scritto: via dei Giallorossi. Sull’asfalto, dipinta, c’è la formazione della Roma, accanto al nome dei giocatori il soprannome: Antognoli, Batman; Zago, Terminator, Aldair, Pluto; Samuel, The Wall, Emerson, Er puma; Cafu, Pendolino; Tommasi, Anima candida; Candela, er moschettiere, Totti, er bimbo de oro, Montella Top gun, Batistuta, Re Leone. Dalle 18, dal vicino Roma club fino a via dei Giallorossi scorre il pellegrinaggio più laico e romanista che Garbatella ricordi. Roberta sfila con una Fiat Punto a scacchi gialli e rossi: «La dovevo rottamare, mio cugino fa il carrozziere, gli ho chiesto un favore». Dal club, zeppo come un uovo, il primo a uscire per alitare Forza Roma! Forza Lupi! è uno dei tifosi storici, er cuccagna: «Uno scudetto fa c’avevo vent’anni, dopo questa vittoria me li sento ancora anche se so’ passati 18 anni. Ma sta’ vittoria è più bella, abbiamo scucito il tricolore alla Lazio».
Lotto 41 A, Piazza Michele da Carbonara. Il quartiere è un carosello di visi dipinti. «Roma? Roma semo noi», urla Massimiliano, 36 anni. Per esserci è venuto dalla Germania, da Furthiwald, con sè ha portato un corpulento amico tedesco, Jahousch Markus, barba e baffi giallorossi. «Non potevo mancare: ho telefonato al mio principale, chiederò un permesso speciale». E la festa continua.
«Ma quale Circo Massimo, nessuno si muove da qui: Roma siamo noi». Orgoglio di Testaccio, un paese dentro la città, dove la gente invade piazza Santa Maria Liberatrice, fa una festa che non si può descrivere, ma poi scopri che «seh, vieni stanotte e poi domani, e ancora dopodomani, per vedere di che siamo capaci». Insomma, le bandiere, i lacrimogeni, il vessillo di 36 metri per 12 che prende tutto un palazzo, il funerale della Lazio, i fili gialli e rossi dai lampioni, figli e cani con la maglietta di Totti, non erano che un assaggio. Gli abitanti hanno raccolto («con i bussolotti nei negozi») 30 milioni per organizzare una festa che durerà fino a domenica e tutto dovrebbe cominciare stanotte stessa, alle 23,30, quando un manichino biancoazzurro volerà dal terrazzo di un palazzo. Un “suicidio" come inizio delle celebrazioni, seguiranno fuochi d’artificio e altre sorprese, che è meglio far rimanere tali.
Nel quartier generale, il Roma club di via Branca nato 35 anni fa, si è seguito l’incontro di calcio in un’atmosfera sacrale, sembrava di stare a messa. I giovani, i papà e i nonni dentro, i passeggini fuori con mamma. Verso la fine, arrivano tutti: Francesco e Pina dal Portuense, Raffaella dall’Aventino. Ombretta Domenicucci dalla Garbatella: «C’ho il marito laziale - dice sventolando una bandiera più grande di lei - l’ho lasciato a casa zitto. E gli ho detto: “non ti porto con me che mi fai fare brutta figura"». Tutt’intorno ci sono uomini di una certa età diventati bambini e signore bionde con le bandiere arrotolate in testa. C’è anche Carlone, capo dei tifosi laziali: «Non rosico, sto qui perchè so’ tutti amici miei...». E’ una gara continua a chi la fa più grossa. Da una finestra, spunta un tizio che suona il trombone solennemente. I più matti salgono sopra l’edicola o sul tetto dell’autobus in corsa. «Qui a Testaccio c’è un calore indistinguibile», spiega Pasquale, che è con la moglie Dora e i figli. Su un banchetto vanno a ruba le magliette con Totti che taglia lo scudetto dalla maglia di Nesta in lacrime: c’è scritto dar petto t’ho scucito lo scudetto. E’ un doppio scudetto, questo, per i romanisti.

Il Messaggero
18/6/2001


TASK FORCE IN AZIONE
Festa dello scudetto “sorvegliata speciale”
 ROMA — C'è tensione nella sala operativa della Questura. I monitor trasmettono in diretta le scene festanti della gente nelle piazze. E' inquadrata piazza del Popolo dove si vedono i tifosi farsi il bagno nelle fontane. Gli "occhi" ellettronici inquadrano piazza San Pietro, piazza di Spagna, piazza della Repubblica. Dappertutto è festa e sventolii di bandiere giallorosse.
Il popolo romanista invade il centro storico e Testaccio. Anche i locali del 113 sono affollati di gente tutta tesa a coordinare al meglio la festa. Il Questore Giovanni Finazzo coordina una vera e propria task force formata dal responsabile del 118, dai vigili urbani, da un ufficiale dei carabinieri, dai pompieri, dalla guardia di finanza, il responsabile dell'Ama e e dell'Atac.
Uno lungo sforzo sinergico iniziato ieri mattina presto e che si è concluso a notte fonda. Gli operatori radio non hanno il tempo nenache di respirare sollecitati dalle chiamate dei loro colleghi in strada e nelle piazze. Per la festa dello scudetto sono schierati in campo circa 2000 uomini delle forze dell'ordine. Mano mano che arrivano notizie dallo stadio e dalle piazze vengono elaborati dagli esperti e nel giro di pochi secondi si decide come intervenire.
Nella sala a vetri del 113, coordinata da Vincenzo Vuono, è stato installato un filo diretto con le forze dell'ordine all'interno dello stadio. Subito dopo il fischio di chiusura del match che segna il trionfo della Roma scatta il primo allarme. Si sente la voce gracchiante della radio che trasmette un allarme rapina nei locali vicino la tribuna Tevere dove è riposto l'incasso. Dalla sala operativa si prendono subito i rimedi. Il poliziotto alla radio oltre a tranquillizzare i colleghi gli manda subito i rinforzi.
I giovani teppisti vengono subito dispersi. "Doppia vela 21": è questa la siglia radio con la quale viene chiamata l'operativa del 113. Dai reparti del centro sembra che non finiscano mai le chiamate a "Doppia vela 21". "Presto in via del Babuino alcuni teppisti hanno accoltellato un carabiniere". Subito poliziotti della "Celere" corrono a dare aiuto. Alle 21, ha visitato la sala operativa anche il sindaco Walter Veltroni che i è subito consultato con l'assessore alla sicurezza Liliana Ferraro ed il questore.
Il sindaco è stato qualche minuto, girando per le sale. Ha salutato uno per uno gli operatori. "Per ora - ha detto Veltroni - mi pare che il bilancio sia positivo e che si possa dire che grazie all'impegno delle forze dell'ordine Roma abbia vissuto una giornata di festa per tutti".

Poi, Veltroni dice che è ancora presto per un bilancio definitivo. I coordinatori sono d'accordo con lui. Bisognerà aspettare che passi la nottata per trarre dei dati attraverso i quali si possa ananlizzare la festa dello scudetto.
In serata c'è preoccupazione per i tanti tifosi ubriachi. Probabilmente, qualche gestore di pub del centro non ha rispettato l'orinanza del prefetto che vietava la vendita d'alcolici. Sono stati una cinquantina i tifosi colti da malore. La metà è stata soccorsa dai presidi sanitari in strada e si è subito ripresa. Per gli altri è stato necessario il ricovero in ospedale.
 

M.D.R.

Il Messaggero
18/6/2001




Grazie Daniele!

IL TAPPEZZIERE
Ha cucito bandiere e ha pianto

 Nell’ultima settimana la luce della sua bottega non si è mai spenta, è rimasta sempre accesa, mentre nel quartiere le bandiere sono aumentate giorno dopo giorno. Enormi e gonfi di vento, i suoi vessilli giallorossi sventolano su via Bianchi, via Branca, via Ginori, via Mastrogiorgio. È sempre suo lo stendardo lungo oltre quattordici metri che adorna il rione, per portarlo fuori ci sono volute quattro persone. Massimo, tappezziere di Testaccio, negozio in piazza Santa Maria Liberatrice, famoso per i divani fatti a mano, con ogni stoffa e per ogni misura, «vengono da tutti i quartieri a comprare», spiega, per la sua Roma si stava ammalando per davvero.
Ha lavorato fino alle tre di notte negli ultimi quattro giorni, certo qualche amico e collaboratore lo ha aiutato, ma lui non si è mai staccato dalla macchina da cucire. Mai, proprio mai. «E come facevo, la festa si avvicinava, il grande momento era sempre più vicino - racconta - e poi la gente vedeva il negozio aperto, entrava chiedendo "mi fai una bandiera"? La voglio grande, grande, deve coprire la strada, il palazzo. Io a un romanista non riesco a dire no. Non ho mai detto di no, così non ho mai smesso di lavorare neanche un attimo».
In questi ultimi giorni per gli abitanti di Testaccio le serrande alzate e la luce accesa sono diventati un’abitudine. L’ultima notte, quella di sabato si sono incordate le bandiere fino alle tre del mattino: lo aiutano Mauro, Paola e altri amici.
La mattina più importante della sua vita, domenica 17 giugno, Massimo alle dieci ha gli occhi gonfi e rossi, sta già lavorando da qualche ora, lo sguardo appannato, ma continua a cucire. «No, allo stadio non ci vado - spiega - questa gioia la voglio vivere nel mio rione, con i miei amici. Aspetto da diciotto anni un altro scudetto, voglio imbandierare la piazza. Oggi è una giornata indimenticabile, devo restare qui». E a stento riesce a parlare, nel negozio da uno stereo partono gli inni romanisti come «Roma, Roma, Roma», oppure «Grazie Roma». E quando la voce registrata di Carlo Zampa, the voice della Roma, annuncia la formazione, lui uomo grosso e vissuto, gran lavoratore, scoppia in un pianto liberatorio. «Dai piangi, piangi che ti fa bene, così, dopo, tutto andrà meglio», lo incitano gli amici. E lui si scioglie in lacrime, senza fermarsi, mentre cuce l’ultima bandiera giallorossa, quella che porterà con sé nella grande festa di piazza, che ci sarà davanti alla sua bottega artigiana qualche ora dopo.
 

Il Corriere della Sera cronache di Roma
18/6/2001


Una ragazza bacia l’asfalto a Porta Metronia, dove è nato Totti.
La suora, i pupazzi e San Francesco. Applausi per Di Bartolomei
In corteo, sotto il simbolo delle forbici
 Ovunque, non solo in centro. Ogni via, vicolo, piazza. Ovunque, poco dopo le 17.04, ci sono questi due colori accompagnati da un unico coro di rivincita: «i campioni dell’Italia siamo noi», come cantavano i laziali un campionato fa. E ovunque bandiere, caroselli spontanei, sconosciuti che si abbracciano, bambini in culle giallorosse, auto avvolte in stoffa bicolore con «Grazie Roma» nello stereo, e camion, anche, carichi di persone ed euforia. E c’è questo numero, ovunque, il tre, che per i tifosi adesso è davvero perfetto. Poi clacson e trombe nautiche, e migliaia di videocamere che filmano ricordi comunque indelebili. E poi ragazze, mai così tante, con il viso dipinto, reggiseni giallorossi, baci regalati. Dai balconi e dalle finestre piovono stendardi e striscioni. E ovunque tifosi in piedi sui tetti delle auto, degli autobus. Un milione di romani, secondo la questura, festeggia. Sembrano anche di più, passeggiando dentro la gioia per lo scudetto. Roma, la città, (trecento persone colpite da malore) rischia di vincere un altro titolo, anche più importante: quello della civiltà. Niente assalto ai monumenti (Fontana di Trevi è protetta da un cordone di poliziotti che impedisce i tuffi della gioia). Certo, i teppisti non mancano mai, nonostante l’efficace repressione messa in atto dalla questura: sei auto distrutte, dieci fermati nella notte per vetrine del centro mandate in frantumi; due vigili aggrediti a piazza del Popolo, uno è ferito; danni nei sotterranei della metropolitana (Flaminio). Poi guerriglia pura, ma durante la partita, in viale del Foro Italico. E ancora: a Piazza Vescovio scontri con teppisti laziali, che si travestono da romanisti per attirare romanisti veri e aggredirli. Ma uno degli episodi più gravi avviene al tramonto: un carabiniere accoltellato a una coscia e al torace, in via del Babuino, dopo che era intervenuto per impedire a un gruppo di teppisti di imbrattare un muro. Ma altre scritte verranno, oggi, e sui muri sarà disegnato un simbolo: le forbici. Ieri le sfoggiavano sulle magliette, i tifosi, con una scritta: «T’ho scucito lo scudetto dal petto». Dal Circo Massimo all’ Eur , dalla Tuscolana all’Appia, dal Trionfale all ’Aurelio , da Viale Marconi a Trastevere (festa serale con Mammuccari e Laganà) dalla Farnesina ai Lungotevere : la Roma è campione d’Italia. E nessuno, in città, ovunque si trovi, può non accorgersene.
CIRCO MASSIMO - C’è un camion parcheggiato, e sul tetto, una famiglia, dieci persone, ognuna con un tamburo: il più grande lo suona il papà, poi gli altri, sempre più piccoli, fino a un bambino che avrà due anni, e resta appoggiato sul suo tamburo in miniatura. Sotto, nel Circo Massimo, alle sette di sera ci saranno centomila persone. Poco distante, Porta Metronia, le auto sono immobili: una ragazza scende, si inginocchia, bacia l’asfalto e ripete: «Qui è nato Francesco».

CENTRO STORICO - Fino a notte. Bagni nelle fontane di Piazza del Popolo, cortei. Piazza Venezia, il Colosseo, a via dei Fori Imperiali c’è un corteo e, nel mezzo, uno striscione: «È tornato l’impero, la nostra storia è come il nostro futuro». La banda dei Bersaglieri, a due passi da via del Corso, regala anche note da stadio, seguita da tifosi che cantano.

VIA APPIA - C’è un camioncino con dieci persone e quella che si sporge di più è una suora: abito grigio, lineamenti regolari, un ciuffo castano sugli occhi scuri. Un ragazzo vuole vincere un altro derby: «Questa sì, che è una festa scudetto, non quella dell’anno scorso. La differenza tra noi e loro è nella bellezza: altro che Suor Paola, guardate Suor Marta». Lei arrossisce, si copre il viso, fa cenno di no.

VIA TUSCOLANA - Due pupazzi sono appesi a un balcone: uno ha la maglia di Couto. L’altro, vestito di giallorosso, ha una scritta: «Noi prima, voi doping». Più avanti, piazza Asti, davanti a una parrocchia fanno festa centinaia di ragazzini.

SAN GIOVANNI - Federica, efelidi sparse su pelle chiarissima, appena sotto occhi verdi, dice: «Sono tornata qui, dopo domenica scorsa». In molti hanno fatto così: la statua del santo è scalata dai ragazzi. «Perché questo è San Francesco». Angelo Corelli ha rose giallorossae, dice: «Per una laziale, Rosa De Bellis, perché la differenza la fa il romanticismo, non i risultati».

PONTE MILVIO - Caroselli, cori. Dei ragazzi hanno portato le chitarre: trascinano gli altri, migliaia, in un unico «Grazie Roma». Poi coro da brividi, per Di Bartolomei: «Agostino-Agostino». Applausi.
 

TRIONFALE - A Piazzale degli Eroi un ragazzo, Andrea Rusich, è felice «perché, dopo anni, grazie alla Roma ho fatto pace con mio padre». Altri fanno il bagno nella fontana. Via Andrea Doria è un unico corteo. Come tutta la città.
Alessandro Capponi

Il Corriere della Sera cronache di Roma
18/6/2001


La città occupata da un fiume giallorosso
Quasi un milione di persone in piazza.
Incidenti nella notte. Feriti un carabiniere e un vigile
 ROMA - Sfilano a migliaia, a piedi, avanti e indietro. Da piazza del Popolo a piazza Venezia. Coloratissimi di giallorosso, i tifosi della Roma. Visi pittati, cani infagottati, trombe, fischietti, parrucche tricolori. Un milione di persone nelle strade, secondo la questura: come a Capodanno, anzi di più. La città è presa. Alle otto di sera, poi, puntano tutti verso l’immenso catino del Circo Massimo, appuntamento alla cieca, telepatico, per una veglia che durerà fino all’alba, diciotto anni dopo, per il terzo scudetto della storia. Una festa innocua, pacifica, verrebbe da dire, ma è pur vero che intorno ci sono duemila agenti a sorvegliare. E truppe di vigili urbani a presidiare gli ingressi del Centro storico, vietando alle auto e ai motorini d’imbucarsi. Un piano di sicurezza gigantesco, misure anti-hooligans per evitare incidenti. Piazze militarizzate, piene di camionette, blindati, celerini, ambulanze. Alcolici proibiti, autobus deviati, chiuse per precauzione due fermate della metropolitana, Spagna e Barberini, transennata la fontana della Barcaccia. Difficile, perciò, capire bene se si tratti di una grande giornata di civiltà oppure di un pomeriggio di repressione efficace.

DUE FERIT I - N onostante tutti gli sforzi, infatti, ecco il teppismo, ecco gli incidenti. Un carabiniere accoltellato in via del Babuino nel pomeriggio: stava andando a controllare un gruppo di ultrà intenti a imbrattare un muro con lo spray. L’hanno accerchiato. Ferito a una coscia e al torace. All’ospedale San Giacomo gli hanno fatto una Tac: sospetta lesione a un polmone. E ancora: due vigili urbani aggrediti dopo mezzanotte in piazza del Popolo da un gruppo di 30-40 persone: uno dei due è finito in ospedale. Bottiglie lanciate contro agenti di polizia a largo Colonna. Cariche dei celerini per disperdere i facinorosi. Vetrine infrante in via del Corso con mazze di ferro nascoste sotto le bandiere. Un negozio di articoli sportivi saccheggiato. Due ladri sorpresi a rubare nella ressa e arrestati. Sassaiola in via dei Cerchi. In piazza dei Re di Roma, auto in sosta prese di mira. Danneggiati anche tram e autobus. Un Lazio-point assaltato a Ostia. Il bilancio è pesante: una decina di fermi per danni, tentato furto, ubriachezza molesta. Più di 300, in totale, gli interventi effettuati dalle ambulanze del 118.
A piazza Vescovio, subito dopo la partita, in campo anche i laziali, lividi di rabbia, che sorprendono un giovanotto di 23 anni fuori da un pub mentre sventola un bandierone. Gli rompono una bottiglia sulla testa. Altri laziali, sempre nel quartiere Trieste, si camuffano con sciarpe e magliette della Roma e tendono agguati ai romanisti felici. I laziali, però, si devono arrendere. Nel quartiere popolare di Testaccio, i soci del locale club giallorosso inscenano un funerale come si deve, con tanto di bara e manifestini luttuosi, per la squadra di Cragnotti e di Zoff. I tifosi in corteo innalzano un coro anche per Paolo Negro, il terzino biancoceleste protagonista di un’autorete memorabile nel derby d’andata.
Ma è comunque festa. In mezzo a quelli che sfilano, alcuni brandiscono delle forbici di carta argentata. Stanno a rappresentare la fatale scucitura dello scudetto dalle maglie dei laziali. Libidine massima, per chi ha dovuto per tanti anni subire. Due signorine passano col pennello in mezzo alla moltitudine in via del Corso: una mano di vernice sul viso, per cinquemila lire. Diecimila, invece, costano i disegni più elaborati. C’è chi si fa dipingere uno scudetto sul petto, miti impiegati provano l’ebbrezza del tattou, pie comitive di fedeli in San Pietro, alle cinque del pomeriggio, ripongono i rosari nelle borse e alzano pure loro bandiere giallorosse sotto i finestroni del Papa. In molti girano in calzoncini e maglietta, con dietro stampato il nome di Totti o quello di Batistuta, il Re Leone. Due giapponesi indossano, immancabile, la tuta di Nakata. E ancora: fidanzati abbracciati, lui vestito di giallo e lei di rosso. C’è chi scatta foto, chi riprende tutto con una videocamera. Pensionati ringiovaniscono ripensando all’83, allo scudetto di Liedholm e Falcao. E ancora più indietro, al 1942, alla Roma di Amadei e Masetti. Fumogeni in piazza del Popolo. Petardi. Cori da stadio e canzoni tradizionali («Fatece largo che passamo noi...»).
 

VIA ALLO SFOGO- Un impazzimento collettivo, gli speaker delle radio locali gridano al microfono la formazione vincente: «Antonioli, Zago, Zebina...». Perfino i palazzi, in certi quartieri, a Testaccio, al Trullo, al Quadraro, alla Garbatella, vengono riverniciati di fresco. E così le strade, le serrande dei negozi, le automobili, i semafori, i cassonetti. Il genio si libera, dopo un’attesa snervante. In più di duemila corrono a Trigoria, il centro sportivo dove si allena la squadra. Si è diffusa, infatti, la voce che i giocatori andranno là a ritirare le auto, per fare ritorno a casa. Falso allarme, però. Totti e compagni non si fanno trovare. Hanno scelto di passare lontano dai clamori la loro prima notte da Campioni. Soltanto domenica prossima, al Circo Massimo, si celebrerà la festa ufficiale. Con il concerto di Antonello Venditti, come nell’83, il saluto del presidente Sensi, lo spogliarello annunciato di Sabrina Ferilli. Prima non si poteva, troppo grande la scaramanzia dopo la delusione di sette giorni fa a San Giovanni, Napoli-Roma, folla ammutolita davanti al maxischermo. A San Giovanni, stavolta, la gente sale sul monumento dedicato a San Francesco d’Assisi, e qualcuno col pennarello sul basamento scrive: «Francesco Totti». Venditti dice di avere pronta una nuova canzone: «Sarà una canzone d’amore». Anche «Roma, Roma, Roma», l’inno ufficiale, anche «Grazie Roma» dell’83, in fondo, lo erano. Adesso le cantano tutti, a squarciagola, quando è ancora presto per tornare a casa e il Centro è bloccato. All’orizzonte si vedono solo bandiere giallorosse. «Davvero la Ferilli manterrà la promessa?», parlottano tra loro due carabinieri, col casco allacciato, vicino all’autoblindo.
Fabrizio Caccia
 
 

Il Corriere della Sera
18/6/2001


Olimpico devastato, poi la lunga notte della gioia
Un milione in strada la città impazzisce
 MARINO BISSO SALVO PALAZZOLO

ROMA - L'emozione dei tre gol decisivi non è bastata al popolo dello scudetto. Che ha voluto piuttosto un ricordo concreto da portare a casa: c'è chi ha smontato la panchina di mister Capello, chi ha portato via un pezzo delle due reti, un seggiolino, le bandiere o una zolla del campo battuto da capitan Totti e dai suoi. E poi via, verso la città in tripudio.
È una festa blindata quella del popolo dello scudetto, scortata in ognuna delle piazze del centro da un imponente servizio di sicurezza, duemila uomini in tenuta antisommossa, coordinati in prima persona dal questore Giovanni Finazzo. Ma è festa pacifica da un milione di persone di tutte le età, ci sono gli ultrà e anche le famigliole con i passeggini al seguito. L'ala più dura della tifoseria si era già espressa prima e durante la partita, protestando sin dal mattino per essere rimasta senza biglietti, fuori l'Olimpico. In 5.000 hanno cercato di forzare il cordone di sicurezza e sfondare gli ingressi della Curva Sud e della Tribuna Tevere, ma inutilmente. E sono stati scontri con la polizia, sassaiole e cariche ripetute, fino ai lanci di lacrimogeni nel piazzale del Foro Italico. Una trentina i fermati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Venti i feriti mentre tentavano di scavalcare i cancelli. A un quarto d'ora dalla fine della partita, la tensione fuori dallo stadio era già altissima, i varchi sono stati aperti. Ed è stata invasione di campo per alcuni lunghissimi minuti.
Festa senza incidenti gravi anche grazie al blitz notturno che i carabinieri hanno fatto scattare nei ritrovi degli ultrà giallorossi, a caccia di bombecarta e oggetti pericolosi. Poi sin dalle prime ore del mattino, sono entrate in azione centinaia di telecamere piazzate dalle forze dell'ordine nelle zone nevralgiche della città e del complesso Olimpico. Durante la partita, il "Grande fratello" di polizia e carabinieri è andato in onda dagli elicotteri che non hanno mai smesso di volare sul Foro Italico.
Il dopo scudetto a Roma è traffico impazzito, invaso il centro, prudenzialmente chiuso alle auto sin dalle prime ore del pomeriggio. Saltano le deviazioni dei percorsi degli autobus, programmate già da giorni: praticamente impossibile andare da una parte all'altra delle città. Offlimits anche per le ambulanze e qualche squadra del 118 è costretta a correre a piedi fra la folla con tanto di barella in mano. In ventimila sono al Circo Massimo, altrettanti fra via del Corso, piazza Venezia e i Fori Imperiali. Festa anche a piazza San Giovanni, e al Testaccio, il tradizionale cuore giallorosso della capitale.
Festa guastata, invece, a piazza Vescovio: un gruppo di supporter della Lazio ha aggredito alcuni tifosi giallorossi che dopo aver seguito la partita in un pub volevano unirsi ai festeggiamenti. Sono stati affrontati a colpi di bottiglie e coltelli. Due i feriti: contusioni per un romanista, uno degli aggressori è caduto e si è fratturato un braccio. Altri tafferugli in via del Babuino e via del Corso: piccoli gruppi di teppisti - anche laziali camuffati con le sciarpe della Roma - sfondano le vetrine a colpi di martello e portano via scarpe e vestiti; con gli spray imbrattano i muri di svastiche e slogan inneggianti all'estrema destra. I teppisti si spingono fino ad affrontare le forze dell'ordine, un carabiniere viene ferito a coltellate alla coscia e al torace. In serata è stato sottoposto a una tac per una sospetta lesione al polmone. È in prognosi riservata, ma non è in pericolo di vita.
È rimasto un episodio isolato. Trionfano invece le bandiere e gli slogan. I più goliardi smontano le colonnine antincendio delle vie del centro e l'acqua fresca porta un po' di sollievo nella calura della lunga notte della capitale.

La Repubblica
18/6/2001


“Quant'è romanista questa città"
E il tifo per la Lazio dov'è finito?
La festa infinita: dallo scrittore Ammanniti al regista Magni,
dibattito su un fenomeno. "Una sorpresa. A volte fuori misura"

 CORRADO SANNUCCI

roma - Niccolò Ammanniti, scrittore ex pulp e romanista tiepido, si è trovato di fronte la marea umana del milione in piazza a festeggiare lo scudetto. «Non ho capito da dove fossero venuti, io ho tutti amici laziali, credevo fossero la maggioranza. Mi è sembrata una specie di rivincita del sangue, i laziali l'anno prima non l'hanno sentito così». Con la festa, Roma ha rivelato come la sua pancia sia romanista, i suoi colori visceralmente giallorossi, al di là anche dei numeri. Un'indagine recente ha calcolato in 2,9 milioni i fan della Roma e in poco più di 2 quelli della Lazio: eppure la vittoria di Totti e compagni è stata riconosciuta come una vittoria della vera città. Le celebrazioni laziali nel 2000 furono "solo" festa, piena di gente, certo, perché il tifo biancoceleste si era arricchito nei cinque anni di successi di Cragnotti: questa romanista è stata vissuta come una liberazione, un paradiso ritrovato, una rivincita.
Non sempre gradevoli, però. Luigi Magni, regista che ha descritto storia e costumi romani, ha avuto, suo malgrado, un punto di osservazione privilegiato. «Abito a dieci metri da Piazza del Popolo. Ho dei bandieroni davanti alle finestre dalle 5 di domenica pomeriggio. Li ho sentiti andare su e giù sempre cantando la stessa canzoncina, anche un po' monotoni. E' stato qualcosa al di là della ragione, completamente fuori misura, non ho visto queste scene neanche il giorno che è finita la guerra». Ma perché così tanta gente scende in piazza, forse un trionfo delle periferie o la scoperta di qualcosa di nuovo? «Non ci credo, non credo alle periferie o al centro, in periferia sono andati anche i romani che il fascismo ha deportato dal centro. Roma non esiste più, questi in piazza sono gli abitanti del 2000 e basta. E' il portato dei tempi. Certe volte mi viene in mente che potrei filmarli: ma è tutto uguale, basterebbero 5' di girato per fare un film eterno. Il mondo ci scappa di mano, se questo è il benessere, la felicità vi ha fatto male, ragazzi miei».
Eppure anche le cose "al di là della ragione" hanno qualche spiegazione. Nicola Porro, sociologo e presidente dell'Uisp, ha attraversato per lavoro in questi giorni il Lazio dal nord al sud. «Ho visto bandiere a Civitavecchia, a Cassino un autosalone ha tolto la bandiera della Fiat e ha issato quella della Roma. Così com'è uniforme il panorama dei quartieri come il Casilino, il Prenestino. Anch'io sono rimasto sorpreso dall'intensità di chi è sceso in piazza, dalla voglia di starci, da questa zampata di identità. Persone di ogni ambiente, un fiume carsico che è riemerso dopo avere intercettati flussi e umori della città». Nell' 83 si disse che Falcao e gli altri erano le figure con le quali gli immigrati arrivati a riempire le periferie si integravano nella città. Tifare Bruno Conti voleva dire diventare cittadino romano. «Vent'anni dopo, cosa si è sedimentato da allora? Forse non lo sappiamo. Certo gli elementi di questa esplosione del tifo possono essere tanti e complessi. C'è la tradizione testaccina, quindi l'elemento tradizionale topograficamente. Può farsi sentire la competizione con Milano, tra la capitale finanziaria e quella del terziario avanzato. Ma ci può essere anche uno strascico della campagna elettorale appena finita, nella quale il tema del riscatto delle periferie è stato molto forte. Va aggiunta anche la fine delle scuole, che ha messo in libertà tanti ragazzi».
La questione è ancora perché il cuore della città sia così spudoratamente romanista, e questo nonostante l'appeal della Lazio negli ultimi anni. «Ma evidentemente la Roma ha un marchio che penetra più facilmente, un corredo di simboli, di colori, il nome stesso (un'indagine scoprì che gli immigrati a Milano erano più attratti dal Milan che non dall'Inter) che offrono più possibilità ai bisogni di espressività della gente». Più spendibili in termine di integrazione sociale, ancora quella. Tanti si scoprono tifosi adesso, saltano insomma sul carro del vincitore: ma è solo la necessità di sentirsi fratelli agli altri che abitano la città. «Domenica ho pianto» ammette Matteo Maffucci, studente di Scienza delle comunicazioni che ha appena scritto un libro, Ultimo Stadio, da "malato di calcio". «E' stato come sposarsi, un giorno di cambiamento. Scoprire che una cosa di cui sentivi parlare, esiste veramente». Qualcosa che a Roma, se lo vince la Roma esiste, se lo vince la Lazio esiste un po' di meno.

La Repubblica
20/6/2001


Roma Campione, la festa continua
Ancora balli e cori a Testaccio, cuore storico del tifo giallorosso.
E intanto si preparano le feste per il prossimo sabato e domenica
 ROMA - Balla ancora Testaccio. Balla e canta ininterrottamente da ieri pomeriggio alle 17.02 quando il sogno dello scudetto atteso 18 anni è diventato realtà. Il quartiere romanista per antonomasia, dove anche i muri sono giallorossi e chi è laziale è costretto a vivere come un extraterreste, ha passato la notte insonne: troppa la gioia, troppa l'attesa accumulata in tanti anni. 24 ore dopo la conquista dello scudetto, il popolo testaccino è ancora lì, in strada, a sbandierare i suoi vessilli, a cantare e urlare ''siamo noi, siamo noi, i campioni dell'Italia siamo noi''. Molti hanno disertato il lavoro, senza pensarci troppo; altri sono andati, ma completamente vestiti di giallo e rosso. Chi, invece, lavora nel quartiere, ha avuto vita facile: una bandiera a coprire l'insegna, una sciarpa al collo o una bandana con un bel tre, come gli scudetti conquistati dalla Roma, proprio sulla fronte. E non si sono fermati neanche i caroselli di auto; per tutta la giornata il frastuono dei clacson ha invaso le vie del quartiere accompagnato dalle note di Venditti e da quelle delle canzoni da stadio diffuse dagli altoparlanti sparsi un pò ovunque nel quartiere e da quelli delle auto. Sempre lo stesso il percorso, come in una processione: via Marmorata, via Zabaglia con passaggio davanti a 'Oio a casa mia' e sotto un enorme bandierone giallorosso, la piazza del Mercato, via Galvani, piazza S. Maria Liberatrice, Roma club Testaccio. Proprio la grande piazza nel cuore del quartiere è infiocchettata a festa con quattro enormi bandieroni tesi tra i palazzi nelle vie di accesso alla piazza e le finestre tutte imbandierate. Non c'è più l'enorme gladio alto trenta metri che ieri aveva interamente coperto la facciata di un palazzo accanto alla chiesa, ma sono rimasti i bandoni giallorossi tesi tra un lampione e un altro nella piazza. L'euforia ha contagiato tutti, dai vecchietti a passeggio con rigorosa sciarpa giallorossa al collo, ai bambini della scuola materna in via Galvani: non ce n'era uno, questa mattina, senza la maglia della Roma. Anche le suore della scuola elementare Santa Cecilia hanno voluto dare il loro contributo uscendo in strada davanti al cancello dell'istituto con un cartellone giallorosso con una lupa in rilievo. Vestiti a festa anche i cani: la maglia più gettonata tra i quadrupedi, manco a dirlo, quella del capitano Francesco Totti. Tutto ruota intorno al Roma club Testaccio. Da ieri nei 40 metri della sede è un continuo pellegrinaggio di tifosi. C'è chi bacia la foto di Agostino Di Bartolomei, il capitano dello scudetto dell' '83, chi legge le dediche di Totti e Tommasi sui poster appesi alle pareti, chi passa e se ne va, semplicemente per dire 'io c'ero'. Nel club, come in altri 14 punti nevralgici del quartiere c'è un bussolotto per la raccolta delle offerte per la festa in programma il prossimo week end: 48 ore di festeggiamenti che inizieranno sabato mattina e termineranno soltanto domenica sera. Alla festa di domenica sera, parteciperanno la banda della polizia municipale, la fanfara dei bersaglieri, un complesso di ballerine brasiliane. Saranno, inoltre, presenti la moglie di Dino Viola, la signora Flora, la moglie di Di Bartolomei e Bruno Conti. La conduzione della serata sarà affidata a Carlo Zampa, 'The voice' per tutti i tifosi giallorossi e a mezzanotte, assicurano gli organizzatori, ci sarà uno spettacolo coloratissimo e indimenticabile. In questo tripudio giallorosso c'è anche chi non festeggia: è il caso del titolare dell'edicola in piazza S. Maria Liberatrice. È della Lazio e oggi indossava una maglietta con la scritta 'estranei alla massa, S.S. Lazio 1900'. ''Mamma mia che giornataccia!'' è l'unica cosa che riesce a dire. Come non capirlo.

La festa dei neo-campioni
Totti a cena con gli amici di sempre ed il compagno di squadra Rinaldi a poche centinaia di metri da Testaccio. Un brindisi pacificatore tra Montella e Capello a casa dell'aeroplanino, dove la nottata è finita con una partita di calcetto. A poche centinaia di metri, nella villa di Gabriel Batistuta, altra festa, a base di penne all'amatriciana, carne argentina fatta arrivare da un ristorante specializzato ed una torte gigante con su scritto Forza Roma. È stata lunga la notte dei festeggiamenti per i nuovi campioni d'Italia, e con qualche ora di pausa forzata per un sonno rapido, rischia di prolungarsi ancora. Unica eccezione il presidente Sensi: logorato dalla fatica e dall'emozione, ha confessato di essere andato a letto presto, anche se poi ha faticato a prendere sonno. Ma stasera si riprende, tutti di nuovo a casa Montella, dove ci si prepara ad accogliere 100 invitati e tra loro sono attesi un pò tutti i giocatori della Roma. Si festeggiano i 27 anni dell'attaccante, si celebra lo scudetto. Ognuno comunque lo ha già fatto nella notte di follie a modo suo. Con Batistuta nella villa di Casalpalocco c'erano c'erano l'inseparabile amico Abel Balbo, e poi Samuel, Guigou, Zebina, Delvecchio ed Emerson. Gli altri brasiliani sono andati a cena tutti insieme, a cantare, ballare e mangiare pasta alla carbonara, la loro grande passione. Tommasi assieme a Di Francesco, Nakata impermeabile ad ogni emozione, al punto da mettersi al computer anche nella sera dello scudetto, per rispondere ai moltissimi messaggi di felicitazione arrivati dal Giappone. Francesco Totti si è scatenato in un ristorante vicino alla Piramide Cestia assieme al fratello Riccardo, il cugino Angelo e l'inseparabile amico Giancarlo Pantano, l'attaccante della Lodigiani. C'era anche Rinaldi. Dopo una cena continuamente interrotta da canti, cori di scherno nei confronti della Lazio, balli sui tavoli e brindisi ripetuti, il gruppo ha tentato di raggiungere Testaccio, distante dieci minuti a piedi, per partecipare alla grande festa del popolo romanista. Montella ha festeggiato con Candela, assieme a un folto gruppo di amici venuti da Ischia. Al gruppo si è poi unito Capello. Dopo il brindisi allo scudeto ed ai compleanni del numero 9 e del tecnico, è finita con una partita tutti contro tutti sul campo di calcetto di casa Montella. Oggi il tecnico, che nella notte ha trovato il tempo di passare anche da Batistuta, ha festeggiato di nuovo il suo compleanno, andando a pranzo con la moglie e due amici galleristi in un ristorante del quartiere di San Lorenzo, altra celebre isola giallorossa. Contenuta la gioia dei brasiliani Cafu, Aldair, Assuncao e Zago, a cena tutti insieme e con le rispettive famiglie. Per celebrare lo scudetto romanista hanno fatto onore alle delizie alimentari della capitale, mangiando piatti tipici come abbacchio e carbonara. Poi tutti insieme a sambare in un locale brasiliano del quartiere Eur, perchè per una notte il Carnevale di Rio si era trasferito a Roma.

Il Messaggero on line
18/6/2001


Sarà stata l’abbondante presenza di donne, poco propense ad ...
 Sarà stata l’abbondante presenza di donne, poco propense ad esprimersi con i muscoli, e i timori della vigilia sono svaniti. Si farà oggi l’inventario delle scritte, dei feriti e dei danni, ma la festa per lo scudetto ha avuto il timbro della gioia e della pace. Il titolo di campioni d’Italia di calcio, fra i più ambiti nel nostro paese, resta a Roma, stavolta grazie alla squadra di maggior seguito in città e i suoi tifosi diventano marea, invadono quartieri, vicoli e piazze. Gridano, scherzano, insultano qua e là, senza odio. Giura, qualcuno, di aver visto, al tramonto, il Tevere prender riflessi di giallo e di rosso. Roma è meno invisa d’un tempo (da Bossi, perfino) al resto d’Italia. Ha tifosi ora illustri, come il nuovo ministro dell’Interno, ha appassionati supporter a Perugia, a Reggio Calabria, in Sicilia, mentre una volta non sfondava fuori dalle sue mura. Ma certamente chi ha perso avrebbe avuto piacere di sottolineare esplosioni incivili di felicità. Complimenti, invece, ai romanisti e ai romani, anche quelli acquisiti come prefetto e questore, a parte le incertezze che hanno permesso l’invasione prematura all’Olimpico.
Roma, negli anni, è meno invisa perché meno s’è tolta una patina di cialtroneria, di parassitismo, di pigra spocchia. E ha dato prova di serietà anche nel calcio riuscendo, dopo anni di stenti o di occasionali quanto effimeri trionfi, a ospitare due società di calcio «pesanti», competitive, le uniche a essere quotate in borsa. La Roma ha vinto, non per caso, in coincidenza con la maturazione del suo gioiello Francesco Totti, campione romano e romanista, come fu Fulvio Bernardini, o come i «provinciali» Amedeo Amadei e Bruno Conti.
Bisogna anche ricordare che il campionato della Lazio lo scorso anno fu ferito da errori e polemiche durissime sugli arbitri. Quest’anno no, hanno tenuto banco gli affaires doping passaporti. E gli ululati razzisti, e gli scontri talvolta feroci sugli spalti e fuori dagli stadi. Lazio e Roma non sono rimaste indenni e di sicuro il mondo del calcio, nei suoi vertici e nei suoi traffici, non può essere esempio sufficiente per i giovani che spesso lo trasformano in una fede.
Ma questi sono i giorni della gioia, i giorni nei quali Roma è portata sugli scudi. Possiamo partire anche da qui per renderla sempre di più città vivibile, civile, degna di rispetto. L’ammirazione del mondo per le bellezze che contiene era già sua.

Il Corriere della Sera cronache di Roma
18/6/2001


Serie creative: noi donne
abbiamo vinto anche il tabu' del tifo
 Guerzoni Monica
Daniela Valentini, assessore al Commercio e fedelissima giallorossa, parla del ruolo femminile nella crescita dello sport "Serie e creative: noi donne abbiamo vinto anche il tabu' del tifo" Daniela Valentini, assessore comunale al Commercio, e' il pr ototipo di signora in giallo e rosso. Tifosissima (ma moderata), innamorata di Totti e compagni (mai quanto della propria citta' ), senza voce per lo scudetto (ma la sciarpa giallorossa la fa sfoggiare alla cagnolina Greta). Anche se a ogni squillo d el telefonino il cuore le salta in gola: "Grazie, Roma...". Una volta si canticchiava "La domenica mi lasci sempre sola". Il calcio era roba da uomini, lo stadio, poi... "Ai tempi di Rita Pavone al massimo la donna poteva cucinare. E se andava allo s tadio, doveva stare zitta. Ora il tifo e' cambiato. Dallo scudetto dell' 83 le donne che amano il calcio sono molto aumentate, ma soprattutto e' cresciuta la loro autonomia rispetto alla scelta della squadra. Prima si adottava quella di mariti e fida nzati". Quasi un tabu' ? "Il calcio era tacitamente affidato ai maschi, la mamma faceva da mangiare. Mentre mia madre, che si chiama Lucia e ha piu' di settant' anni, domenica faceva il tifo con tutta la famiglia". C' e' un' immagine simbolo? "Mi ha colpito vedere tante mamme, tante giovani col pancione marcare le differenze, dire "io sono romanista, mio marito e' laziale". C' e' una nuova voglia di esprimersi attraverso il tifo, che e' una cosa bella se e' solare, gioioso, ironico, se e' una fe sta e non una guerra. Se la festa non e' degenerata il merito e' della forte presenza femminile". Poteva andare peggio, ma i guai non sono mancati. "Pero' la tensione non e' sfociata in aggressivita' , e questo e' un valore aggiunto che abbiamo porta to noi. Le donne erano tante, una presenza visibile e solare, passionale, pacifica, calma, priva di astio. I romani si sono riappropriati della citta' in termini di liberta' , di non violenza. E poi nei disordini, che vanno criticati, non c' erano do nne". Cambia anche il modo di partecipare alla vittoria? "La gioia femminile e' sgombra da sovrastrutture, libera da competizioni. E poi c' e' un tocco di creativita' in piu' , quello che a me manca e che invece mia figlia Francesca, che ha 22 anni, esprime spontaneamente, in modo naturale". I suoi amuleti? "Non conservo nulla, sono superstiziosa. Pero' stamattina ho trovato un magnifico bouquet giallorosso sulla scrivania, regalo della segreteria". E il cellulare che canta l' inno di Venditti? "Quando squillava in riunione ridevano anche i dirigenti laziali. Mi piace far sapere a tutti che sono romanista". Come le vede le signore del calcio, le mogli, le mamme, le fidanzate dei giocatori? "Sono molto solidale con loro, devono avere tanti p roblemi". Meno di tante altre donne, o no? "Non c' e' dubbio, ho piu' attenzione per le donne normali, mi sento tanto normale anch' io...". E lo spogliarello annunciato da Sabrina Ferilli? "La stimo tantissimo, oltre che bella e' intelligente e colta ed ha un grande spirito dell' umorismo. Sono certa che trovera' il modo giusto per rispettare la sua promessa". Le dara' un consiglio? "La chiamero' . So che non deludera' i tifosi, ma lo fara' senza esibizionismo, in modo gioioso e rispettoso. Sono tanti anni che cerchiamo la nostra romanita' . Questo scudetto e' un aiuto prezioso".

Il Corriere della Sera
19/6/2001


Non solo allegria/Sassaiole davanti ai cancelli prima del fischio d’inizio, gli agenti caricano i tifosi che cercavano di forzare i controlli
Traffico in tilt, tensione in centro
Nella notte, teppisti in piazza del Popolo: la polizia li disperde

 di MARCO DE RISI
e GIUSEPPE MARTINA

ROMA — Le sassaiole e i tafferugli fuori dell’Olimpico sono cominciati ancora prima che iniziasse la festa della Roma, campione d’Italia e poi, terminata la partita, sono ripresi nella notte ad opera di alcuni teppisti. Incidenti - ambulanze assaltate, negozi con le vetrine infrante - fino al ferimento di un carabiniere colpito al petto e al collo con un pezzo di bottiglia e di un metronotte colpito da un pugno alla testa. Soprattutto in centro, nella notte, le forze dell’ordine hanno dovuto fronteggiare piccoli gruppi di teppisti che hanno rovinato la festa che per tutto il giorno si è svolta, nel complesso, abbastanza serenamente. La tensione si è incentrata intorno alla mezzanotte soprattutto a piazza del Popolo dove le forze dell’ordine hanno caricato una quarantina di persone che avevano aggredito due vigili urbani ferendone uno. Poco prima la polizia era intervenuta in via del Corso, all’altezza di largo Colonna contro dei giovani che avevano preso di mira degli agenti. Una decina i fermati. Altra carica a Villa Borghese, dopo l’una: due arresti.
I primi incidenti alle 14: davanti all’ingresso dello stadio centinaia di romanisti rimasti fuori perché senza biglietto o con tagliandi ritenuti falsi hanno cominciato a premere ai cancelli. Ci sono state molte cariche di celerini e carabinieri, poi, quindici minuti prima della fine della partita, i cancelli sono stati aperti e i tifosi sono potuti entrare in massa. Un giovane è stato arrestato per aver rapinato l’abbonamento a un ragazzo. Altri venti tifosi sono stati identificati. Allarme per un gruppo di giovani che si è scagliato contro un locale vicino alla Tribuna Tevere, dove è contenuto l’incasso della partita. Danneggiati con sassi e pezzi di marmo i locali del Coni.
In serata i celerini sono arrivati pure a piazza Vescovio, nel quartiere Trieste dove un gruppo di laziali si è mascherato con magliette e sciarpe della Roma per attirare tifosi giallorossi per poi renderli oggetto di sfottò di ogni genere. Alcuni laziali hanno strappato bandiere dalle auto in corsa. Sono dovute intervenire due auto dei carabinieri, sette volanti e cinque blindati per disperdere i tifosi.
Il ferimento del carabiniere - Michele Picozzi, di 21 anni, del decimo battaglione, ora ricoverato al San Giacomo con un polmone lesionato - è avvenuta in via del Babuino, non lontano da piazza del Popolo. Il carabiniere era insieme ad altri sette colleghi. Sono stati accerchiati da una quarantina di tifosi.
Un giovane di 21 anni è stato arrestato per tentata violenza sessuale. A denunciare il fatto una donna di 32 anni che si era fermata in un bar di piazza Venezia per andare alla toilette. Lui ha tentato di toccarla, ma la donna è riuscita a scappare e a chiedere aiuto al suo fidanzato. Vetrine in frantumi in molte strade del centro: via delle Carrozze, piazza Venezia, via dei Pontefici. Ma la strada i cui negozi hanno subito il maggior numero di atti vandalici è stata via del Corso dove sono stati danneggiati una decina di negozi e, tra l’altro, arrestati due giovani che, approfittando della confusione, hanno tentato di rubare della merce da un negozio di abbigliamento. In via dei Cerchi sassi contro i vigili urbani in servizio ai varchi e a piazza Venezia è stata rovesciata una bancarella. Mentre a piazza Re di Roma decine di tifosi, per attraversare la piazza, hanno camminato sui tetti e sui cofani delle auto. Tre ambulanze sono state assaltate a piazza Navona e in via del Corso, mentre nei pronto soccorso del centro sono cominciati ad arrivare decine di tifosi feriti.
Trasporti in tilt. L’Atac, poco dopo le 19, è stata costretta a sopprimere tutte le linee di autobus (40 express, 64, 84, 85 e 87) creando non pochi disagi ai turisti. Bilancio finale: alcuni feriti, tutti non gravi, sia tra i tifosi che tra le forze dell’ordine; danni per centinaia di milioni, qualche arresto e numerosi fermi.

Il Messaggero
18/6/2001


Poco dopo le cinque, scatta l’invasione: dal Centro alla periferia un tripudio di bandiere, slogan e striscioni. Distrutto il campo dell’Olimpico
Un milione in festa ballando con la Lupa
La febbre giallorossa contagia la Capitale del terzo scudetto:
festa fino a notte fonda
 di LUCA LIPPERA

ROMA — Lupacchiotti pazzi di gioia marciano verso il Centro con le zolle dell’Olimpico strette in mano: reliquie per le prossime "legioni". Lo stadio, laggiù, è ancora una bolgia. Di qua dal fiume, le strade del Flaminio sono invase: gente che corre, si abbraccia, s’avvolge nelle bandiere, gente che affida ai telefonini la cronaca delle gesta: «Non puoi capi’ — urla al cellulare un ragazzo con la maglia di Nakata — è un casino incredibile. Pensa, m’ha chiamato pure mamma». Uno striscione, su Ponte Duca d’Aosta, esagera: «È il nuovo Impero». Ce n’è un altro che gli fa eco: «Capello: il nostro Cesare». Ne compare un terzo che dice la verità: «Roma esulta, l’Italia ascolta. Mughini: devi rosica’».
Venti minuti dopo le cinque di un pomeriggio caldo, assolato e «troppo bello veramente»: il terzo scudetto romanista è vinto da poco e l’esercito giallorosso urla al cielo la gioia del trionfo. I motorini sfrecciano sui lungotevere, alle truppe reduci dallo stadio si aggiungono quelle in arrivo da tutta la città, il Centro è preso nel giro di mezz’ora. Giallorossa piazza del Popolo, giallorossa piazza Venezia, giallorossi il Circo Massimo, via del Corso, la Garbatella e la lontanissima Centocelle, nel cuore della periferia est.
Il campo dell’Olimpico, dopo l’invasione, è semidistrutto. Sradicata l’erba, divelte le porte, strappate le reti. Ma fuori dallo stadio la festa è grande ma composta. Se in quella dei laziali, l’anno scorso, si sentiva l’elettricità per lo scudetto vinto all’ultimo minuto, in quella della Roma c’è tutta la consapevolezza, la forza, l’esuberanza di chi è stato in testa al campionato dalla prima all’ultima giornata. Per tutto il pomeriggio un solo canto risuona per le strade della città: «Siamo noi-Siamo noi-I Campioni dell’Italia siamo noi...».
Un milione di persone invadono il cuore della capitale. Alle sei il traffico lungo il Muro Torto è paralizzato con migliaia di auto coperte di bandiere, persone sedute sui tettini che inneggiano a «Totti gol», turisti che scattano foto per far vedere a casa loro che razza di giornata è stata vissuta intorno al Cuppolone. Spicca nel traffico una vecchia Fiat "127", metà gialla e metà rossa. Equipaggio: alla guida Andrea Tocci, 27 anni, di Colli Aniene, navigatore Michele Mornile, 25: «L’abbiamo preparata ieri: ’na cosa da’ pazzi».
Un gruppo di ragazzi arrivati da Valmontone posano per la foto ricordo sotto uno stendardo: «Roma: il nostro grido ti accompagnerà fino alla morte». Sergio Antonelli, meccanico di San Lorenzo, agita nell’aria, a piazza San Lorenzo in Lucina, un paio di forbicioni di cartapesta. Eloquente la maglietta che porta, con Totti e Nesta: «Dar petto t’ho scucito lo scudetto». A piazza Venezia, nel tripudio generale, riappaiono gli striscioni che prima campeggiavano allo stadio. «Ave Roma». «Montagnola Roma Club». «Roma Club Trilussa». «Tradizione-Distinzione». «Legione gladiatori». «Club Tarquinia». «Caput Mundi: regalami un sogno». «Ultras Lidensi». «Spinaceto». A piazza del Popolo, dalle curve che scendono dal Pincio, viene calato un immenso tricolore.
Un tram della linea "2" approda alla fine di via Flaminia carico di bandiere. Non è più un mezzo dell’Atac: è una diligenza giallorossa. Conquista via Veneto un camion "Iveco" con dieci scalmanati sul ribaltabile. Urla, abbracci, sciarpe che sventolano, una ragazza che perde l’equilibrio e per poco non cade giù. Capannelli di Lupacchiotti, a corso Vittorio, si raccontano le esperienze di una giornata memorabile: «Al gol di Totti — dice uno di loro ai compagni d’avventura — hai presente quando stappi lo spumante? Prima lo stadio è esploso e poi è come se quelli intorno, che saltavano e urlavano e dicevano che era fatta, m’avessero risucchiato».
Cinque persone vengono medicate nell’infermeria della Curva Sud. Colpa degli ondeggiamenti della folla durante l’invasione di campo. Una ragazza è stata quasi calpestata. Un tizio arriva con la zolla del campo di gioco stretta sotto il braccio sanguinante. Non manca, alla cronaca del trionfo, qualche tafferuglio. Specialmente prima della partita, quando centinaia di tifosi senza biglietto cercano di entrare nella Sud. Sassaiola contro gli agenti, reazione con manganelli e lacrimogeni. Ma quando la festa esplode, travolge tutto e tutti. Come dirà, a notte, uno striscione innalzato sulla Scala Santa a San Giovanni: «Oscurati da ’sta Roma».

Il Messaggero
18/6/2001


Una bella festa turbata nella notte
Scontri e cariche della polizia. Olimpico: danni per mezzo miliardo
Dopo un pomeriggio gioioso, 30 fermati e 50 persone all'ospedale.
Negozi assaltati in via del Corso. Autobus e tram distrutti

 MARINO BISSO

ROMA - Trenta fermati e cinquanta persone finite in ospedale. È il bilancio degli scontri notturni, la brutta coda ai festeggiamenti per lo scudetto della Roma. Una festa che, domenica, ha visto scendere in piazza un milione di tifosi giallorossi, una manifestazione gioiosa senza violenze ed incidenti. Una festa spontanea che si è prolungata fino all'alba per prendere ancora vigore durante la giornata di ieri specie nei quartieri tradizionalmente di fede romanista come Testaccio e Garbatella. La capitale si tinge sempre più di giallorosso con striscioni e festoni appesi a ogni palazzo mentre sul Colosseo sventola una bandiera della Roma. I preparativi sono in corso per lo show di domenica al Circo Massimo dove sul palco, oltre al concerto di Venditti, è attessimo lo spogliarello di Sabrina Ferilli.
Ma dopo la mezzanotte di domenica ci sono state anche sassaiole contro le forze dell'ordine e cariche della polizia. Ieri si sono contati i danni. Il prezzo è alto soprattutto per i mezzi dell'Atac: diciotto autobus e un jumbotram distrutti. La furia di alcuni gruppi di teppisti - sei giovani sono stati condannati a due mesi di carcere - si è abbattuta anche sui negozi del centro. Una ventina le vetrine in frantumi in via del Corso e in via Tomacelli. Tre rivendite di abbigliamento sportivo sono state assaltate e svuotate. Fino alle tre del mattino le forze dell'ordine, coordinate dal questore Giovanni Finazzo, hanno dovuto effettuare ripetute cariche a piazza del Popolo e a Caracalla. Grave anche il bilancio allo stadio Olimpico: sedili divelti,porte distrutte, vetri infranti, monitor rubati e, soprattutto, il prato devastato. Danni, si dice, per mezzo miliardo. Peccato.

La Repubblica
19/6/2001


Vetrine sfondate, furti e autobus distrutti Olimpico da "rifare"
 I commercianti: faremo causa alla societa' .
Mezzo miliardo di danni alle strutture dello stadio

 Guerzoni Monica
Vetrine sfondate, furti e autobus distrutti Olimpico da "rifare" L' omino del servizio giardini contempla stupefatto l' aiuola di piazza Venezia, la salvia rossa, le corolle integre dei tagete gialli che spiccano come una bandiera sull' erbetta. Non un fiore strappato, non una zolla fuori posto. Sembra un miracolo, ma e' solo una parte della festa-scudetto. La parte buona, quella che consente al sindaco Walter Veltroni di tirare un sospiro di sollievo: "I monumenti sono salvi, i tifosi hanno asc oltato gli appelli, Roma non ha subito danni". L' altra faccia della festa la raccontano i 18 autobus semidistrutti, le scorribande nella stazione metro del Flaminio, la sassaiola al Circo Massimo, i 25 feriti tra agenti e militari. Le vetrine sfonda te e i negozi saccheggiati. "Citeremo l' AS Roma per danni" anticipa Vincenzo Bernabei, presidente dell' associazione commercianti di via del Corso. Con un milione di persone in strada, poteva andare peggio. Ma l' inventario e' lungo. Piccoli vandali smi contro cassonetti, cestini in ghisa, fermate degli autobus, ma anche scene da guerriglia finite con 28 processi per direttissima, anche aggressioni, come quella che ha mandato in prognosi riservata un carabiniere con una lesione al polmone. E' st ato l' Olimpico il primo bersaglio. Mezzo miliardo di danni. Il campo, devastato dall' asporto dei ciuffi d' erba, e' tutto da rifare. Tra i souvenir anche pezzi di rete e schegge di legno delle porte e delle panchine. Ma l' entusiasmo degli u ltra' si e' sfogato pure su venti monitor del settore stampa, sui cristalli divisori dei settori e su 1200 sedili. Paga la Roma, ma i lavori sono a carico del Coni. A mezzogiorno, dopo l' intervento dell' Ama, il colpo d' occhio su piazza del Popolo e' rassicurante. Il passaggio dell' onda giallorossa ha lasciato solo qualche scalfittura leggera sul marmo delle statue, qualche vaso spaccato e tante scritte sui muri, "sbirriducibili", "laziale razza inferiore", "digos boia". E "campioni d' Italia ", firmato con una bella svastica. Ce ne sono ovunque, perfino sulla faccia della chiesa anglicana al Babuino. "Sono arrivati con le bandane sulla faccia - riassume il maresciallo in servizio - Hanno lanciato bottiglie e bombe carta, ci hanno tirato i sassi". Sui muri del Babuino e' scritto l' agguato al carabiniere: "Oltre ogni limite", "opposta fazione". Comincia al vertice del Tridente il lungo elenco delle vetrine sfondate, dei negozi saccheggiati. Martello nascosto dentro sciarpe e bandiere , i vandali (tra cui due pregiudicati) hanno sconvolto via del Corso. Trenta i negozi danneggiati, Etham, Energie, Epoca, Clark, The body shop, Marco, L' altra donna, Furla... Hanno colpito anche da Footlocker, spaccando due vetri e portando via deci ne di paia di scarpe e di t-shirt della Nike. Due le vetrine sfondate da Cisalfa, la piu' grande (valore 12 milioni) ha un buco al centro, a terra c' e' un manichino spogliato e l' asta usata per portar via pantaloncini da bagno. La vetrina di Subdue d, in via Tomacelli, e' una ragnatela da cui sono usciti giubbotti per teen-ager. Sulla sede biancazzurra della Bnl si e' scatenata la furia. Distrutte due vetrine, la cash esterna del cambio e quella cambiavalute. "Che brutta figura con i turisti", commenta il responsabile di sala. Dei ragazzi processati, tre hanno patteggiato. Le accuse: lesioni, resistenza, danneggiamenti. E, in due casi, furto aggravato. Eppure il questore Giovanni Finazzo e' sollevato. "Poteva andare meglio, ma abbiamo represso la violenza gratuita". E a chi gli rimprovera eccessiva durezza: "L' azione di contrasto e' stata condotta con fermezza ma con efficacia". M. Gu.

Il Corriere della Sera
19/6/2001



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