di Alice
seconda puntata

Questione di passione

Come in tutte le cose, l’inizio è importante. La base, le fondamenta: tutto deve essere solido per permettere di costruire. O altrimenti, presto o tardi che sia, il tutto crolla. Basta una lieve e paradossale brezza, che ti sfiora, che fa venire i brividi. Ed è tutto da rifare. Quella passione travolgente mi avrebbe portata lontano. Eppure vicina alla felicità. La mia vita era cominciata. Da subito nacquero tanti problemi. Chi non è stato travolto dal flusso perpetuo e penetrante, chi non si è sentito invaso, studiato, coinvolto da sentimenti provati sostenendo una squadra, dei colori, innalzando uno stendardo, sventolando una bandiera,  tirando fuori la voce, stirando al massimo le corde vocali, battendo talmente le mani da farle divenire rosse, chi non traduce il suo istinto in realtà, non può comprendere. Non saprà mai fare chiarezza su dubbi tanto inutili, ma razionali e vitali. Mio padre. Egli mi procurava i biglietti, è vero, ma provava sempre a limitarmi. Una ragazza dalle buone maniere, una signorina di una certa estrazione non è possibile che frequenti lo stadio, per giunta la Curva. Chissà che gente. Chissà cosa succede. E poi la violenza. E poi il pericolo imprevisto, il pericolo dell’imprevisto, l’imprevisto del pericolo. E poi? E poi cosa? Se essere una ragazza significa non vivere, se essere tua figlia significa non dover essere quella che sono, allora preferisco non averti. La mia conclusione arrivò tardi. Provai prima a lottare per arrivare alla mia meta, a combattere per i miei ideali, ad inseguire il mio sogno. Sì, la Roma. Tu, eterna. Tu, che risplendi e ti rifletti in chi crede in te. Tu, che non sei mai incerta. Il tuo giallo ed il tuo rosso, il tuo oro ed il tuo sangue. Conta pure su di me perché non ti abbandonerò. Tentare di distogliere i miei da idee malsane e fuorvianti, da pregiudizi insulsi, frivoli e scorretti, da limiti superati, ossidati, frammentari e possenti, in onore della ricchezza interiore. Che vuoi che succeda? Che gente sarebbe? Sono persone, proprio come me e te. C’è però una sostanziale differenza tra noi due. Andrò fino in fondo e non lascerò a nessuno di allontanarmi da ciò che conta così tanto. Beffa e ironia gli si percossero contro. Come un cucciolo in gabbia. Ha diritto anche lui a scegliere. Un cucciolo in cattività. Libertà. Parola sacrosanta. Il cucciolo cerca di farti ragionare. Non comprendi? Basta, non rivedrai più il tuo cucciolo. Non era solo mio padre, ma l’intera società. E allora, nuoto controcorrente. Le mie conquiste contavano molto: per ogni partita in casa io avevo i biglietti. I giorni trascorrevano con la speranza sempre accesa. Arrivava la domenica e le luci si accendevano. I riflettori illuminavano il campo così come irradiavano i tifosi. E ancora cori. Ancora Curva. Ancora Roma. Perché dovevo aspettare due settimane per quel turbinìo di emozioni? Decisi che era tempo di una trasferta. Cosa avrei provato? Come si sarebbe sentito il mio ego? Cosa sarebbe accaduto al mio interno? Sicuramente qualcosa di eccezionale. Qualcosa di irripetibile. Esatto. La trasferta mi aspettava.

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