Il prefetto Serra: «Sono soddisfattissimo per come è andata.
Grande prova di maturità generale»
I poliziotti: ma quali violenze, mica siamo in Iraq!
Annibale Paloscia
Liberazione 5 giugno 2004

«Ragazzi, stiamo seduti finché si può, la giornata è lunga». Il graduato si preoccupa della stanchezza dei suoi uomini. Sono poliziotti arrivati da Palermo alle due di notte, sveglia alle cinque, alle sei già in strada a presidiare strade e piazze in cui scorreranno i cortei. Ora sono in piazza della Repubblica, si metteranno in coda al corteo. Hanno l'aria stanchissima ma rilasciata, mangiano i panini confezionati dall'albergo dove alloggiano, qualcuno si è appisolato sui sedili del blindato.  «Come è andata nella mattinata?»  «Benissimo, non è successo niente, mica siamo in Iraq».
Mai viste tante forze di polizia. Tra San Lorenzo, piazza Vittorio e piazza della Repubblica sembra una parata della polizia. A soffrire lo scirocco sono soprattutto i carabinieri perché la loro uniforme da roller ball col passare delle ore diventa una stufa: paraspalle, parabraccia, paraginocchia, paracaviglie, guantoni, maschera antigas a tracolla, sacchetto per i lacrimogeni. Sono un po' più tesi dei poliziotti e affamati. Due si staccano dal plotoncino: «Abbiamo fame, andiamo a comprarci dei panini». Vanno inseguiti da una voce che grida: «Comprateli per tutti». Dopo dieci minuti i due tornano con sacchetti di plastica pieni di panini. L'allegro picnic nel Defender allieva la tensione.
Fuori dalla città proibita, attraversata dai percorsi di Bush, le forze di polizia si sono di fatto mischiate per tutto il giorno ai manifestanti anti-Bush e alle bandiere della pace. Ogni movimento dei gruppi pacifisti aveva in testa, in coda e di fianco poliziotti e carabinieri. La direttiva del capo della polizia e del prefetto era di lasciar svolgere qualsiasi iniziativa di protesta e di intervenire solo per contenere eventuali violenze. Nella mattinata ci sono stati blocchi stradali allo scalo San Lorenzo, alla tangenziale est, sulla Cristoforo colombo, ma i manifestanti hanno lasciato passare le autoambulanze e le auto con a bordo persone che avevano bisogno di cure mediche. La polizia si è limitata a indicare agli automobilisti percorsi alternativi. Non c'è stato nessun episodio allarmante di violenza, ha detto l'ufficio stampa della questura. Nulla che potesse essere utile alla propaganda di chi, a cominciare dal presidente del Consiglio, ha fatto di tutto per creare un clima di provocazioni gufando sulle violenze. E non solo le violenze ma anche attentati di Al Qaeda. Con un titolo su tutta la pagina "Libero" annunciava «un attentato in Italia nelle prossime ore», citando fonti dell'«Intelligence internazionale». Una bufala, ha detto l'Antiterrorismo del Viminale: nessuna informativa del genere ci è arrivata. In mancanza d'altro, è stata gonfiata con le trombe dei tg la notizia che durante la manifestazione dei Cobas nella mattinata sarebbe stato gridato l'infame slogan: «Dieci, cento, mille Nassiriya». Nel fitto cordone di poliziotti, munito di registratori e telecamere, che scortava il corteo nessuno ha sentito quello slogan, e nemmeno una segnalazione è giunta alla sala operativa unificata-polizia, carabinieri, vigili urbani allestita in questura. Secondo il leader Cobas non è uno slogan del suo movimento: sarebbe stato gridato da quattro-cinque «giovanissimi». Pochissimi hanno sentito gridare quella frase. Nessuno sa chi fossero quei «giovanissimi» e chi fiancheggiassero. A metà mattinata il capo gruppo dei senatori di Forza Italia Renato Schifani ha fatto una dichiarazione dalla quale sembrava che fosse successo il finimondo: «Gli eventi successi questa mattina confermano la fondatezza delle preoccupazioni espresse ieri dal presidente del Consiglio. Ci auguriamo che questi atti di teppismo e di violenza cessino immediatamente». Una chiara esortazione alla polizia a mostrare i muscoli per dare ragione a Berlusconi. Al Viminale fortunatamente non l'hanno presa sul serio. In serata il prefetto Serra si è detto «soddisfattissimo» per come sono andate le cose: «E' andata alla grande, un corteo pacifico, la polizia si è comportata in modo straordinario e non ha permesso che la manifestazione fosse turbata da qualche gruppetto di provocatori. Faccio i complimenti al questore e alle forze di polizia. Debbo aggiungere che è molto importante il contributo dato dagli stessi manifestanti al Circo Massimo a fermare e allontanare un gruppo di incappucciati».

La strategia del Dipartimento di polizia di mobilitare migliaia di agenti e carabinieri per sventare qualsiasi piano di provocazione ha certamente contribuito a dare serenità ai funzionari della questura che hanno diretto l'ordine pubblico. Non c'è stata mai tensione tra loro e i pacifisti, c'è stato sempre dialogo. Si può fare una sola critica. C'era troppa polizia in piazza Venezia. Quando sui lati si schierano due o tre cordoni di polizia, resta uno spazio troppo piccolo per permettere lo scorrimento di un grande corteo. Si crea inevitabilmente un imbuto che rallenta la marcia mettendo in allarme sia le stesse forze di polizia, che temono qualche uscita dal corteo in direzione dei palazzi del Potere, sia gli stessi manifestanti che si sentono addosso una pressione minacciosa. Ieri a dare questa impressione contribuivano pure le grate messe in via del Plebiscito a protezione del palazzo di Berlusconi.

IL PREFETTO SERRA RIESCE A GESTIRE L'ORDINE PUBBLICO PER LA MANIFESTAZIONE ANTI BUSH MA NON E' IN GRADO DI GESTIRE 10.000 PERSONE PER ROMA/NAPOLI DI COPPA ITALIA GIOCATO IN UN GIORNO LAVORATIVO ALLE 17.00 CON LA ROMA CHE HA VINTO ALL'ANDATA 3-0?
OGNUNO TRAGGA LE SUE CONCLUSIONI.



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