XXIV Giornata
LAZIO - ROMA 2-0

Roma, Stadio Olimpico
domenica 8 marzo 1998
ore:
 

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Tabellino partita:
LAZIO: MARCHEGIANI, PANCARO, NESTA, NEGRO, FAVALLI, FUSER, VENTURIN, JUGOVIC, NEDVED (26' S.T. GOTTARDI), BOKSIC (30' S.T. CASIRAGHI), MANCINI (41' ST. MARCOLIN). (22 BALLOTTA, 20 GRANDONI, 25 ALMEIDA, 7 RAMBAUDI).
 
ROMA: KONSEL, CAFU, ZAGO, ALDAIR, CANDELA, TOMMASI, DI BIAGIO (22' S.T. HELGUERA), DI FRANCESCO (32' S.T.SCAPOLO), PAULO SERGIO, DELVECCHIO, TOTTI. (12 CHIMENTI, 16 PIVOTTO, 25 PETRUZZI, 3 DAL MORO, 19 GAUTIERI).
 
ARBITRO: BOGGI DI SALERNO.

ANGOLI: 3-3,
RECUPERO: 2' 4' 
NOTE: SERATA FRESCA, TERRENO IN BUONE CONDIZIONI. LA TIFOSERIA LAZIALE, PER PROTESTA NON HA EFFETTUATO LA CONSUETA SCENOGRAFIA PRIMA DELL'INIZIO. QUELLA ROMANISTA SI E' ASSOCIATA. AMMONITI: CAFU PER GIOCO SCORRETTO E NEDVED PER COMPORTAMENTO ANTIREGOLAMENTARE. SPETTATORI 60 MILA.

 

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(Gli striscioni sono contro la polizia "napoletana" che in occasione di Napoli/Roma
si è comportata in un modo indegno di un paese civile)
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Il servizio






 





Boksic mette la firma sul poker

La Lazio batte la Roma per la quarta volta e vola al secondo posto

 ROMA - Questa citta' porta solo i colori del cielo: il bianco e il celeste. Per la Roma quest'anno non c'e' scampo e non c'e' storia, sconfitta su tutta linea quattro volte su quattro e pilotata da Zdenek Zeman, che soccombe ancora una volta e si consegna ai posteri con un'etichetta terribile, che nemmeno cent'anni, nella sanguigna tradizione delle stracittadine romane, riusciranno forse a cancellare. La Lazio, puntuale e inesorabile, ha ripresentato il conto: con il diciottesimo risultato utile consecutivo, tra campionato e coppe, si e' lasciata alle spalle l'Inter e insegue la Juve, con quattro lunghezze di svantaggio. E' stato un derby a strappi, accattivante da subito, pieno di errori e di occasioni da gol, mai noioso, monocorde, non incantevole sul piano del gioco eppure sempre vivo, come se dovesse esplodere da un momento all'altro. E' partito con buone promesse da parte della Roma, migliori di quelle della Lazio, piu' attenta a prendere le misure e ad aspettare che passasse la baldanza dell'avversario. Poi, tra la meta' e la conclusione del primo tempo, e' lievitata la Lazio, che ha cominciato a marcare una chiara supremazia sotto il profilo tattico e a schiacciare i giallorossi, agevolata dalla superiorita' numerica a centrocampo, dai tremori difensivi di Aldair e compagni e dall'immobilismo di Zeman, che ha assistito allo sbandamento collettivo senza muovere paglia. La costruzione della gara messa a punto dal boemo non e' stata troppo dissimile dalle precedenti. Chi si aspettava una Roma piu' accorta, piu' prudente in confronto ai tre derby persi nel corso della stagione, e' rimasto deluso. E' vero che Candela ha ridotto le sue avanzate sulla fascia sinistra, forse pure costretto dalla serata balorda di Di Francesco, ma dall'altra parte Cafu ha svolto il suo lavoro senza pause, nel pieno rispetto delle antiche consegne, e insufficientemente coperto alle spalle da Tommasi. L'avvio frizzantino, concretizzatosi in una rovesciata di Di Biagio in area al 4' (assist di Delvecchio e parata a terra di Marchegiani) e in una stoccata di Paulo Sergio al quarto d'ora, non ha impressionato la Lazio. Soffrendo la sovrastante qualita' tecnica del centrocampo biancoceleste, la Roma si e' fatta lentamente risucchiare dai suoi tentennamenti e da una sorta di blocco psicologico, che ha via via lasciato il campo alla sicurezza interiore dell'avversario. A differenza delle altre sfide, stavolta la Lazio ha mancato in maniera incredibile occasioni da gol a ripetizione. Attaccava la sinfonia Mancini (13', piattone sbilenco su servizio di Boksic), imitato da Boksic (25', cross di Fuser), da Fuser (31', assist del croato) e ancora da Boksic (due volte: 32', rovesciata fuori misura a porta vuota e al 45', cross radente di Fuser). Per la verita' pure la Roma, in un paio di circostanze, si era allineata all'andazzo svirgolato della partita: sfortunata al 39' con Totti, la cui girata di testa veniva salvata sulla linea da Venturin, e improvvida con Delvecchio al 29', che mandava in curva sempre di testa, a pochi metri da Marchegiani. Tuttavia, il divario tra le due formazioni, divario non solo tecnico, ma soprattutto di mentalita' e di consapevolezza dei propri mezzi, e' riemerso in tutta la sua interezza nella ripresa. La Lazio ha come sentito di avere ormai in pugno la partita e l'avversario. Questa sensazione di forza prevalente si e' materializzata dopo cinque minuti, quando Boksic, riprendendo la respinta di Konsel su una punizione calciata da Jugovic, ha frantumato le speranze giallorosse e messo la Lazio nelle condizioni di decollare verso il secondo posto. La Roma e' impallidita e Zeman e' andato nel pallone, perfino ripreso da Boggi per una protesta troppo veemente. Il raddoppio di Nedved (gol da posizione impossibile, susseguente a un salvataggio di Zago su tiro debole di Fuser) ha messo il timbro definitivo a quanti ritenevano che il quarto derby della stagione potesse in qualche modo restituire alla Roma una piccola porzione della dote persa nei tre confronti precedenti. LAZIO 2 Marchegiani 6,5 Pancaro 6 Nesta 7 Negro 7 Favalli 6 Fuser 6 Venturin 7 Jugovic 6,5 Nedved 7 Boksic 7,5 R. Mancini 5,5 All.: Eriksson 8 ROMA 0 Konsel 7 Cafu 5,5 A. C. Zago 5 Aldair 6 Candela 5 Tommasi 4,5 Di Biagio 5,5 Di Francesco 4,5 P. Sergio 5 Delvecchio 5,5 Totti 5 All. Zeman 4 Arbitro: Boggi 7 (Nicoletti 6, Pisacreta 7) Marcatori: Boksic al 5' e Nedved al 16' s.t. Ammoniti: Cafu, Nedved. Sostituzioni Lazio: Gottardi (s.v.) per Nedved 25' s.t.; Casiraghi (s.v.) per Boksic 29' s.t.; Marcolin (s.v.) per Mancini 41' s.t. Roma: Helguera (s.v.) per Di Biagio 21' s.t.; Scapolo (s.v.) per Di Francesco 32' s.t. Recuperi: 2' piu' 4'

Eriksson: "La vittoria piu' bella". Aldair: "Quanti errori" ROMA - (f.hav.)
"I ragazzi hanno disputato una grande partita, e' stato il derby piu' bello: l'abbiamo dominato". Eriksson sprizza felicita' da tutti i pori. I biancazzurri hanno vinto la quarta stracittadina della stagione, un record che sara' difficilmente superabile dai rivali della Roma. E, soprattutto, hanno agganciato quella seconda posizione in classifica che li rilancia prepotentemente nella lotta per la conquista del campionato: "Scudetto? E' meglio non pronunciare la parola", sottolinea scaramanticamente il tecnico laziale. Il quale, pero', sa perfettamente che d'ora in avanti sara' proibito sbagliare. E avverte: "Vedo un pericolo: si gioca troppo, siamo in lotta su tre fronti. Avremo due partite alla settimana, forse e' meglio. Forse no. Ma un fatto e' certo: non abbiamo vinto ancora nulla, e' presto per festeggiare...". L'azionista di maggioranza della Lazio, Sergio Cragnotti, aveva scommesso con Boksic che non sarebbe arrivato a quota 10 gol. E' stato smentito. "Pago, sono ben lieto di farlo - dice sorridendo -. Ora puntiamo a entrare in Champions League". Tutt'altro umore in casa giallorossa: Sensi se ne va scuotendo la testa e non pronuncia una parola, Zeman continua nel suo personale silenzio - stampa. Aldair si presenta ma sembra un pugile suonato: "La Lazio e' piu' organizzata di noi", ammette sconsolato. E rivela: "Abbiamo sbagliato tutto. Zeman ci aveva detto come dovevamo giocare, noi non lo abbiamo fatto...".

LA PARTITA DELL'EX
Schemi nuovi e incubi notturni ma per Zeman non c'e' vendetta ROMA - Poker. Sembra una maledizione: Zeman incassa la quarta sconfitta consecutiva e continua a tenere nel ripostiglio quel sostantivo chiamato vendetta. Contro Eriksson, la legge dell'ex svanisce nel nulla. Il mister che ha oltrepassato il Tevere perde la pazienza la notte dell'ennesima deb - acle. Fuma, d'accordo, non e' una novita'. Una sigaretta dietro l'altra per la felicita' del Monopolio dei tabacchi. Ma il boemo va piu' in la'. Dicono i cronisti che lo conoscono bene che da una settimana stava vivendo giorni diversi. A Trigoria, durante gli allenamenti, provava e riprovava schemi assolutamente inediti che nulla avevano a che fare con la sua mentalita'. Forse di notte aveva gli incubi, forse sognava Boksic e Mancini che saltavano i ragazzi della sua difesa. Sta di fatto che Zeman appariva un altro, perche' dentro di se', malgrado le chiacchiere e le dichiarazioni di rito, sentiva che questo quarto derby con la Lazio non lo poteva proprio perdere. Sai come sono i tifosi? Ti amano e ti vogliono bene, ti osannano e ti portano sugli scudi, ma non puoi permetterti di uscire sconfitto e umiliato in quattro partite con gli odiati cugini. Rimani nella storia del calcio capitolino solo e soltanto per questo. Per niente altro. Ecco perche' Zeman non si dava pace e continuava a studiare schemi che potessero dargli una possibilita' di vincere. Raccontano sempre i cronisti che il mister non si era mai lasciato andare, non aveva mai aperto bocca dopo la fatica e gli insegnamenti sul campo. Finalmente, e' la notte del derby. Sai, quando hai un esame e non vedi l'ora di arrivare al momento dell'interrogazione? Meglio cosi': o la va o la spacca. Pero', si vedeva lontano un miglio che Zeman aveva i nervi a fior di pelle. La diplomazia, pero', innanzitutto. Cosi', nel sottopassaggio che porta sul terreno dell'Olimpico, l'incontro con Eriksson e' di grande affabilita': un abbraccio, un sorriso e una stretta di mano. Vinca il migliore. Ma, non appena Boggi fischia l'inizio della partita, Zeman spiazza chi lo conosce bene. Non si siede in panchina, preferisce rimanere in piedi appoggiato ad un palo. Fuma e scuote la testa, richiama i ragazzi, li incita, li sprona. E' tirato, un sorriso amaro gli passa sul viso, capisce che non va, che la Lazio e' piu' forte. Ha un centrocampo che surclassa il suo, le punte piu' rapide, la manovra piu' razionale. Jugovic e Nedved sono cento volte piu' bravi di Di Francesco e Tommasi. Il primo tempo e' salvo, pero'. Si respira un quarto d'ora, ma i primi minuti della ripresa sono catastrofici. Il vecchio Zeman, che vede la terra aprirsi come un baratro, perde la trebisonda e dialoga bisticciando pure con l'arbitro. Irriconoscibile, il mister venuto dal freddo. Dov'e' la sua calma, la sua freddezza, il suo savoir - fair? Tutto scomparso in una tiepida serata romana che annuncia ormai la primavera. Finisce con un poker biancazzurro, con i giovanotti di Formello tornati a 4 punti dalla Juve. Quando arrivera' il giorno della vendetta? Zeman sfoglia la margherita e il destino del derby dice ancora no.
(Corriere Della Sera)



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