II giornata
ROMA - LILLE 0-1
Roma, Stadio Olimpico
Giovedì
, 2 ottobre 2025, ore 18.45

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Tifo Roma:
Curva Sud un po' più sottotono oggi. Striscioni girati in solidarietà agli arrestati di Nizza, con 15' in silenzio. Poi il tifo viene fuori bene, anche se il Lille segna quasi subito. Con il passare dei minuti la lupa non morde e - le statistiche se lo ricorderanno - i tre rigori consecutivi sbagliati fanno capire che non è serata e anche la Sud si adegua al momento negativo.
Tabellino
Roma (3-4-2-1): Svilar; Celik, Hermoso (11' st Mancini), N'Dicka; Wesley, El Aynaoui, Cristante (24' st Koné), Tsimikas (1' st Rensch); Soulé, Pellegrini (11' st El Shaarawy); Ferguson (33' st Dovbyk) . Allenatore: Gasperini

Lille (4-4-2): Özer; Meunier, Mandi, Mbemba, Verdonk (24' st Perraud); Correia, Bentaleb (18' st Andre), Bouaddi, Sahraoui; Haraldsson, Giroud (18' st Igamane). Allenatore:  Genesio

Arbitro: Lambrechts
Marcatori: 6' Haraldsson (L)
Ammoniti: Verdonk (L), Bouaddi (L), Mandi (L), Özer (L)
Note: 14 gradi, cielo sereno e forte vento di tramontana. Spettatori: 61.561
Tifo Ospiti:
Intorno ai 1000, stipano il loro settore e appaiono molto compatti. Iniziano con una discreta torciata e accompagnano la squadra con bandieroni e tifo costante. Buone le sciarpate. Il tifo francese ha fatto molti passi avanti.


FOTOTIFO

DALLA CURVA SUD


































DALLA TRIBUNA TEVERE
Grazie Gabriele


















DALLA CURVA NORD e DAI DISTINTI NORD















DALLA TRIBUNA MONTE MARIO, DAL CAMPO e FUORI























VIDEOTIFO
 
Torciata Lille




Lottare per la maglia, sai perché
Dentro lo stadio ti sostengo
Fuori gli ultras dalle galere

Tifo Lille nei minuti di silenzio della Sud


FOTOCALCIO










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VIDEOCALCIO


Il servizio



     

MARCO

Amo quando dagli spalti, oltre all'amore per la Roma e per Roma, emerge anche la rabbia, il coraggio, l'accusa, il sarcasmo. Quando il tifoso rompe lo schema del calcio moderno e smette di essere solo consumatore, per dimostrarsi testa pensate, protagonista.
Accade questo giovedì, in cui - nonostante i controlli severi delle forze dell'ordine - sventolano numerose bandiere palestinesi, con i colori originali e con i colori della Roma. Ad inizio secondo tempo si alza uno striscione: "stop genocide", viene inquadrato per qualche secondo sul maxischermo e il pubblico inizia a battere le mani prima che precipitosamente venisse cambiata inquadratura.
Un altro striscione, seguito da cori di vicinanza ai ragazzi e contro le forze dell'ordine, ricorda i 13 ultras ancora detenuti in Francia.
La partita vede gli ospiti passare in vantaggio i primi minuti, per poi mantenere il risultato fino all'episodio che segnerà il corso della partita: un rigore per la Roma.
Artem Dovbyk si concentra sul pallone prima di calciare dal dischetto. I suoi movimenti rallentano, i corpi dei giocatori intorno a lui si orientano verso la porta, il tempo inizia a scorrere in modo diverso. Sullo sfondo si staglia la sud, vivace e pronta ad accogliere con euforia o rammarico il successo o il fallimento di questo calcio di rigore. Quel che accade dopo però, è un precepitarsi di eventi che deraglia dal binario gol/no gol. Un tiro che potrebbe pareggiare il risultato e rilanciare il percorso della Roma in Europa. Per una volta ho un posto con una ottima visuale, nessuna zucca pelata, o chioma in piega ad ostruire la vista. Fin' ora ho sfruttato quella posizione per seguire meglio il tifo, provare a coinvolgere quelli intorno, ora fisso il campo. La rincorsa del numero 9 ucraino inizia lenta, poi il passo aumenta, il tiro... parato. La delusione è palpabile, i tifosi del Lille esultano come per una rete e premono verso i romanisti mimando i gesti più disparati ed è proprio in quel momento che - spiazzando tutti - l'arbitro decide che il rigore si ripete. Dagli spalti non capisco il motivo, immagino qualche difensore francese sia entrato in area prima del tempo, non lo so, fatto sta' si ripete. Adesso sono i romanisti ad esultare e riprendere vigore, poi tutti gli sguardi tornano al dischetto. Quando giocavo a calcio, per un periodo sono stato rigorista e la regola che vigeva all'interno della squadra era quella del "chi se la sente". Perché se vai sul dischetto determinato, sicuro di fare bene, quasi sicuramente la palla la mandi in rete. Se invece parti incerto, impaurito, indeciso, quasi sicuramente sbaglierai. Vai a capire i meccanismi della mente umana, i collegamenti corpo-cervello. Ripenso a tutto questo ora che fisso il campo, Dovbyk se la sentirà dopo aver sbagliato un rigore? Sarà lui la persona giusta per riprovare? Nemmeno il tempo di portare a compimento il ragionamento che già inizia la rincorsa. Nuovo tiro, stesso lato della porta, stessa potenza, stesso risultato, parato. Incredibile. I francesi di nuovo in giubilo, i romanisti ancora più contrariati. Poi, non si capisce. In quella fase in cui tutto sembra ormai visto, avviene l'impensabile. Il calcio di rigore non è valido, il calcio di rigore si ripete, per la terza volta. La rabbia, per la terza volta cambia di campo per tornare nel settore francese. L'arbitro è sicuro della sua scelta e la palla torna sul dischetto, mentre viene posizionata penso che questa partita sarà l'unica nella storia della Roma in cui nessuno avrà il coraggio di reclamare sull'arbitraggio. Stavolta dal dischetto va Soulé, che si concentra, si lancia sul pallone, calcia, e sbaglia anche lui. Tre ripetizioni, tre errori. A questo punto penso che su di noi sia stato fatto qualche rito Vudù. A questo punto sono convinto che se anche tirassimo una quarta, quinta o sesta volta, sbaglieremmo anche quelle. Dietro la porta deve nascondersi qualche feticcio di René Higuita. Una roulette in cui per tre volte esce nero, una partita a poker in cui per tre volte al tuo avversario esce scala, non è possibile. Non c'è nulla di razionale in quello che è accaduto, eppure è accaduto.
Ogni altro tentativo di conquistare quel punto è stato del tutto inutile, non sono bastati sei minuti di recupero, non sono bastate le azioni sempre più insistenti, il destino (o la magia nera a seconda delle credenze) aveva deciso che quella porta sarebbe rimasta inviolata.
E allora arriva il triplice fischio, e con esso distogliamo gli occhi dal campo, torniamo a guardarci tra noi, e mi viene in mente una citazione di Eduardo Galeano: "Allora il sole se ne va e se ne va anche il tifoso. Scende l'ombra sullo stadio che si svuota. Sulle gradinate di cemento ardono qua e là alcune fiamme di fuochi fugaci, mentre le luci e le voci si spengono. Lo stadio resta solo e anche il tifoso torna alla sua solitudine di io che è stato noi. Il tifoso si allontana, si sparpaglia, si perde, e la domenica è malinconica. Come un mercoledì delle ceneri dopo la morte del carnevale"..


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