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Grazie Lorenzo | DALLA CURVA SUD |
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DALLA
TRIBUNA TEVERE |
Grazie
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tutti gli altri |
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![]() Striscione per Michalis, venuto a mancare qualche giorno fa a sette anni. |
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DALLA
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DALLA
TRIBUNA MONTE MARIO, DALL'ALTO O DAL CAMPO, FUORI |
Grazie Simone |
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"To
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tifosi" - è la principale fanzine polacca,
equivalente della nostra
"supertifo". Esce in due versioni: To my kibice,
che si occupa
esclusivamente della scena polacca, e To my kibice
plus dedicata al panorama
internazionale. In quest'ultima versione,
nell'ultimo numero uscito, c'è un
articolo sul derby del 05/01/25 (Grazie Marco!). Derby della Capitale. Il Derby di Roma. AS Roma contro Lazio. Il classico dei classici nel mondo degli ultras. Una delle scintille che hanno acceso in Europa la fiamma del movimento del tifo organizzato, basato sugli antagonismi verso i rivali più odiati. Forse non più infuocato come i derby nei Balcani, ma comunque ancora elettrizzante e sicuramente molto meno commercializzato e addomesticato rispetto, ad esempio, al derby di Milano. Probabilmente non esiste un viaggiatore da stadio che non vorrebbe viverlo almeno una volta. La 184ª edizione si è disputata in un non troppo gelido sabato sera di gennaio. La battaglia del derby avrebbe potuto iniziare già molte ore prima quel giorno, ma la vigilanza della polizia romana non lo ha permesso. Le forze dell’ordine sono riuscite a intercettare un nutrito gruppo di ultras della Lazio che, aggirandosi tra i vicoli della capitale, era alla ricerca dei rivali, portando con sé un vero e proprio arsenale: mazze da baseball, coltelli e, tra le armi di tendenza recentemente in Italia, bastoni con lame da taglierino fissate alle estremità. Io, invece, viaggiando attraverso una Roma congestionata dal traffico con i mezzi pubblici, ho notato che già tre ore prima della partita gli autobus erano pieni di tifosi di entrambe le squadre. Curiosamente, su uno di questi autobus ho incontrato un gruppetto di quattro persone dalla Polonia, simpatizzanti del Cracovia, ma non del lato di Błonia che è gemellato con la Lazio romana :) Fuori dallo Stadio Olimpico, soprattutto sul lato della Roma, l’atmosfera da derby si respirava pienamente già due ore prima del fischio d’inizio. Nell’aria si levava un denso fumo di torce accese senza sosta. Di tanto in tanto, esplodevano nel mezzo della folla petardi assordanti. Qualcuno lanciava una bottiglia di birra, qualcun altro intonava cori contro i rivali della Lazio, e poco dopo contro la polizia italiana. Se qualcuno estraneo a questo mondo fosse capitato in quel caos e si fosse fatto un giro tra i tifosi romani, probabilmente avrebbe sentito il bisogno di allontanarsi il prima possibile. Io, invece, decisi di fare con calma il giro dello stadio e passare anche dalla zona della Lazio. Con mia sorpresa, però, era praticamente deserta. Un piccolo gruppo si accalcava ancora presso i tornelli, ma il boato proveniente dall’interno dello stadio lasciava intendere che la maggior parte dei laziali fosse già sugli spalti. Mentre camminavo attorno all’impianto, maledicevo in silenzio questa mia idea, perché se già lo Stadio Olimpico ha un perimetro gigantesco, l’area recintata che lo circonda dà l’impressione di essere semplicemente infinita. Finalmente, dopo una lunga camminata e tre controlli di sicurezza, raggiunsi il mio settore ed entrai sugli spalti. Adoro quella vista. Lo scontro visivo con l’interno di uno stadio pieno, che fino a quel momento avevo visto solo in foto o video. Il frastuono. Il brusio. I cori che crescono d’intensità. Per questa sensazione vale la pena sopportare tutte le fatiche del viaggio. Il mio posto era nel settore della Roma, molto vicino alla barriera in plexiglas che separa i tifosi di casa da quelli ospiti. Come immaginavo, la scelta di quella zona comportava la necessità di stare sempre all’erta, pronto a vedere se qualcosa stesse volando nella mia direzione. Gli ultras della Lazio, infatti, non stavano certo con le mani in mano, e lanciavano di tutto verso i settori occupati dai romanisti. Volavano bicchieri riempiti non solo di bevande (chi ha un po’ di esperienza negli stadi sa che in certi posti, prima di lanciare un bicchiere contro il rivale... ci si urina dentro), ma anche pieni di cubetti di ghiaccio. Di continuo qualcuno prendeva a calci il plexiglas o sputava oltre di esso verso l’avversario. Giovani, anziani, uomini e donne – tutti mostravano attraverso la barriera quanto profondamente odiassero i rivali. Dall’altra parte del campo, invece, nella zona di confine tra i settori degli ospiti e quelli dei padroni di casa, da anni si siedono tifosi della Roma tutt’altro che “da picnic”, che fanno di tutto per farsi notare dai loro avversari nella maniera più “intensa”. Questa volta si sono limitati a lanciare un solo fumogeno nel settore dei laziali. Il tifo era iniziato già molto prima della partita. L’aspetto vocale del derby, a mio avviso, è stato il punto più debole. Mi aspettavo decisamente più decibel e maggiore resistenza da entrambe le parti. Inoltre, poche le melodie originali che sentivo per la prima volta. Tuttavia, anche chi non conosce affatto l’italiano riusciva facilmente a capire i momenti in cui i rivali si insultavano pesantemente a vicenda. Per quanto riguarda il canto, ovviamente prima del fischio d’inizio la parte giallorossa dello stadio ha intonato a gran voce l’inno del proprio amato club. Personalmente, però, preferisco di gran lunga il canto “Avanti ragazzi di Buda” degli ultras della Lazio, che per me è una perfetta scusa per tornare a Roma — questa volta, però, quando a giocare in casa sarà proprio la Lazio. All’ingresso in campo dei giocatori, i tifosi hanno mostrato le tradizionali coreografie con cartoncini tipiche del derby. La Roma ha scelto un messaggio semplice: una grande scritta sulla Curva Sud “anti Lazio” accompagnata da uno striscione con la frase “oggi come ieri”. Curiosamente, uno degli striscioni sarcastici esposti dalla Lazio durante la partita faceva riferimento proprio alla coreografia dei giallorossi, anche se questo non significa che fosse stata “decifrata” nel senso pieno del termine. La coreografia era infatti stata preparata già diverse ore prima della partita, dando così modo ai laziali di osservarla e preparare una risposta. Sul fronte della Curva Nord, invece, è comparsa una coreografia con un enorme veliero, attorno al quale i cartoncini formavano onde agitate. Sullo striscione appeso alla recinzione si leggeva: “Dal 1900, padroni del nostro destino, capitani della nostra anima”. Dichiarazioni d’amore e di devozione simili sono state mostrate in quantità durante tutto il match dagli ultras di entrambe le tifoserie. Come è ben noto, gli italiani adorano gli striscioni. I loro contenuti meriterebbero un articolo a parte. Riferimenti alla storia delle squadre capitoline, ai loro simboli (l’aquila per la Lazio, la lupa per la Roma), ma anche insulti diretti agli avversari o ai “traditori” con tanto di soprannomi. Alcuni striscioni facevano riferimento a episodi specifici, accusavano i rivali di non essersi presentati agli scontri, o di essere fuggiti dalla città prima della resa dei conti (chi frequenta certi ambienti conosce bene la dinamica...). La Roma ha preparato invece due striscioni con una grafica più elaborata. Il primo mostrava un tifoso della Lazio tormentato dagli incubi, e i suoi tre incubi principali: un ratto su sfondo biancoceleste (i romanisti chiamano così i loro rivali più odiati), il nome “Mancini” e il numero 23 (riferimento a Gianluca Mancini, autore dell’unico gol nell'ultimo derby), e infine lo slogan della coreografia “anti Lazio”. Il secondo striscione, che si potrebbe quasi definire una mini-coreografia, raffigurava i volti di quattro leggende della Roma, note non solo per le loro imprese in campo, ma anche per i gesti provocatori rivolti agli eterni rivali: Cervone, Mancini, Zago e De Rossi. Le immagini erano accompagnate dalla scritta: “In campo, sugli spalti ed in ogni angolo della città... un odio eterno chiamato anti-lazialità!” Un’ultima parola va alla pirotecnica, che — nonostante la massiccia sorveglianza sugli ultras italiani e le pesanti sanzioni — per fortuna continua ad animare gli stadi. Durante il derby, qualcosa bruciava praticamente senza sosta... o meglio, fumava: i piromani di entrambi i club sembrano infatti preferire di gran lunga i fumogeni rispetto alle classiche torce a fiamma viva. Ovviamente, ogni torcia accesa finiva subito a terra, e nel caso della Lazio, alcune sono arrivate sulla pista d’atletica. Gli “ospiti” hanno dato il via a uno spettacolo di fumogeni all’inizio del secondo tempo. Di tanto in tanto, i tifosi hanno anche risvegliato l’adrenalina con esplosioni di petardi “Achtung”. Il Derby di Roma non mi ha impressionato, ma nemmeno deluso. È stato, semplicemente, un solido spettacolo di tifo, che tutti dovrebbero vivere almeno una volta. Una partita profondamente diversa, ad esempio, dal derby di Milano. In negativo per quanto riguarda la qualità del tifo vocale, ma in positivo per la spontaneità, l’odio e la ferocia. Allo Stadio Olimpico non ho visto nemmeno per sbaglio tifosi delle due squadre mescolati tra loro, né tantomeno sciarpe “miste”. Il Derby di Roma è ancora molto meno “di moda” rispetto al Derby della Madonnina — e speriamo che resti così il più a lungo possibile. Lo consiglio vivamente a chiunque sia anche solo un po’ affascinato dallo stile ultras all’italiana. Kris
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